Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Plastica nera in cornici storiche, Canevari a Casamadre
«Esporre qui a Casamadre, dove un tempo c‘era la galleria di Lucio Amelio, significa confrontarsi con un’atmosfera sacrale, carica di rimandi, di percezioni legate ai tantissimi e straordinari artisti transitati in questo spazio, perché io avverto sempre una presenza spirituale nelle cose». Paolo Canevari – a Napoli per inaugurare stasera alle 19.30 la mostra che celebra i suoi 25 anni di carriera – non è immune dal fascino emanato dalle stanze di Palazzo Partanna. Che peraltro l’artista romano con le sue 10 opere, fra grandi e piccole, rimarca grazie a precisi rimandi storico artistici ma anche grazie al mistero di superfici buie, in cui ciascuno può ritrovare il proprio personale significato. «Questo ciclo, che propongo nella galleria ora diretta da Eduardo Cicelyn, si ricollega formalmente a quello intitolato “Monumenti alla Memoria”, accentuando quel contrasto fra la chiarezza simbolica delle cornici e il contenuto oscuro di questi fogli di plastica in polietilene nero, gli stessi usati per avvolgere grossi oggetti, o imballare i rifiuti in sedi di stoccaggio, o infine coprire corpi privi di vita». Le forme prescelte sono quelle delle finestre trilobate gotiche, o quelle a tutto sesto degli archi rinascimentali o quelle ad arco ribassato tipico dell’architettura fra e ‘600 e ‘700. «In realtà – prosegue Canevari – sono le forme dei dipinti che hanno segnato la storia dell’arte, ma che qui si trasformano in vere e proprie porte di accesso a un mondo celato che può valere la pena scoprire. Un esercizio aperto, democratico, anche perché per fruire l’arte contemporanea, e la mia in particolare, non occorre avere necessariamente una profonda formazione intellettuale che aiuti a decifrare la cripticità dei lavori esposti. Al contrario tutti possono accostarsi a un’immagine che non comprendono sulle prime, ma che poi possono contribuire a svelare ciascuno secondo la propria lettura e percezione. E’ quello che a me interessa di più: non un pubblico passivo pronto a dare per scontata l’immagine che gli viene proposta, ma piuttosto un pubblico chiamato ogni volta a misurarsi con un lavoro, a entrarci dentro, a leggerlo, affondando la propria mente nei suoi infiniti strati di senso». Formatosi a Roma negli anni ‘80 e ’90, periodo in cui espose anche nella galleria napoletana di Lucia Scalise a Posillipo, Canevari ha poi vissuto per 15 anni a New York, salvo poi ritornare nuovamente in Italia. «Credo di aver dato – conclude scherzando –, dopo tanti anni trascorsi in America, che sono stati davvero formativi. Ma sentivo la necessità di tornare a casa, in un luogo meno dispersivo e in una dimensione decisamente più umana rispetto a quella della Grande Mela».