Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bruscolotti passa il testimone: «Capitan Hamsik, il mio erede»
Bruscolotti benedice le sue 309 presenze Poi piomba nello spogliatoio azzurro «Proviamoci, lo scudetto è possibile»
È il capitano storico, il pilastro del primo scudetto azzurro. L’uomo spogliatoio, il mastino davanti alla porta e l’amico speciale di Maradona, al quale donò la fascia di capitano. Con la maglia del Napoli, Peppe Bruscolotti, ha collezionato 387 presenze. E sul podio assieme a lui e a Juliano (355) sale Marek Hamsik: domenica a Palermo trecentonove volte Napoli. Bruscolotti racconta la sua vita azzurra in un libro scritto da Rosario Bianco e edito da Rogiosi. Riavvolge il nastro dei ricordi e virtualmente piomba nello spogliatoio del Napoli di oggi.
Bruscolotti, immagini di trovarsi nello spogliatoio del Napoli a Castel Volturno. Cosa direbbe alla squadra?
«Proviamoci, proviamoci. Lo scudetto è possibile. Cattiveria, concentrazione e mentalità faranno la differenza soprattutto in queste ultime dieci finali di stagione. Ed è il momento di coinvolgere tutti, giocatori, dirigenti, medici e magazzinieri».
La Juventus non mollerà.
«Sicuramente, loro hanno la storia e soprattutto l’abitudine a vincere ogni partita. Hanno la sicurezza. Ma noi all’epoca ci battemmo con le unghie e con i denti su tutti i campi. Proprio come finora ha fatto il Napoli di Sarri. Bisogna crederci, però».
Sono passati quasi trent’anni dal primo scudetto. Più similitudini o differenze?
«Era un altro calcio. C’erano i ruoli ben definiti, sia in campo che fuori. All’epoca noi dovevamo lottare anche contro il potere geopolitico del Nord. Ne abbiamo subite tante, eppure ce l’abbiamo fatta».
Quanto è i mport a n te i l ruolo del capitano?
«Fondamentale. Quando c’è da farsi ascoltare, nel bene e nel male. E’ l’uomo che deve catalizzare l’attenzione della sua squadra, ma soprattutto degli avversari e anche degli arbitri. Hamsik è maturato molto nell’ultimo anno, può essere sicuramente il mio erede. Gli faccio i complimenti per le 309 presenze che festeggerà domenica».
Insigne è l’unico napoletano: più facile o più difficile la carriera nella squadra della propria città?
«Non c’è cosa più bella. Ma bisogna essere all’altezza. Deve dare l’esempio, capire le situazioni e intuire quando è il momento di avere reazioni. Ci sono le sedi opportune per esprimere il proprio dissenso».
Si riferisce a qualche atteggiamento in particolare?
«In passato Insigne si era fatto prendere dalla rabbia, aveva anche reagito ai fischi. Anch’io ne prendevo tantissimi, ma in campo non mi lamentavo mai. Ora mi sembra cresciuto da questo punto di vista. Deve sapere che per i napoletani è un onore e un orgoglio, non è mai più difficile giocare».
A lei fu negata la Nazionale, che non guardava ai talenti del Sud. E’ un rischio che può correre anche Insigne?
«Mi auguro proprio di no. Ha meritato e merita la convocazione per gli Europei. Conte conosce il suo valore e non può trascurarlo. I tempi sono cambiati e Lorenzo dovrà avere una corsia preferenziale per quello che ha fatto vedere in campo».
Su Insigne Merita la convocazione in Nazionale per quello che sta facendo vedere sul campo ogni domenica Sulla Juventus Hanno cattiveria e sicurezza: armi importanti. Ma il Napoli non ha più paura