Corriere del Mezzogiorno (Campania)

CARO ANTONIO, LA TUA NAPOLI ORA NON C’È PIÙ

- di Peppe Lanzetta

Caro Antonio, ti scrivo, è notte, è già giovedì, la pioggia dà tregua e riprendo in mano dei quotidiani di giorni andati. Come è triste sapere che un uomo come te, un politico come te, un signore come te, debba scendere a parlare di cose da condominio perso e disperato di una città persa e disperata, in alcuni seggi persi e disperati da sempre. E allora mi vengono in mente le cose belle, l’assessore Nicolini, l’estate in periferia del 1996 con l’apertura del Parco Troisi a San Giovanni e Loredana Bertè a cantare sotto le Vele.

to che formò uomini come Ing ra o , Cos su t t a , Amendola, Chiaromont­e, Macaluso purt roppo è st a to s e pol to dal - l’ignoranza di rampanti che solo perché sanno usare bene i congiuntiv­i e hanno un aspetto decente credono di poter gestire la Res Publica. Che tristezza mi assale nel vedere il tuo volto tirato e addolorato nel dover urlare per cose di cui, sembra d’aver capito, non gliene frega più niente a nessuno. Ottimo il lavoro di smascheram­ento ma già quando si arriva a questo è tutto «triste, solitario y final» come avrebbe detto Osvaldo Soriano. I soldi. I soldi. I soldi. Il potere. La poltrona. Gli appalti. Le tangenti. La corruzione.

Credimi Antonio, la gente è stanca, per troppi anni ha creduto alle favole, ci ha speso i giorni migliori, basti citare a tal proposito il grande romanzo di Bruno Arpaia «Il passato davanti a noi». Quel passato grande e pesantezza stritolato le mezze tacche, i nuovi servi di regime, quelli che stanno in stand by aspettando con chi schierarsi. Ma non è giusto nemmeno vincere per le disgrazie altrui: è quello che è successo 5 anni fa all’attuale sindaco (ottimo magistrato) ma la politica è un’altra cosa e tu lo sai e per questo mi fa tenerezza la tua caparbietà nel volerti rimettere in gioco.

Sono t utt i s ci acal li , s ono

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