Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I lavoratori occupano le Terme di Agnano
NAPOLI Scioperano a tempo indeterminato i lavoratori delle Terme di Agnano, fa sapere un comunicato, «ormai da mesi senza stipendio e con poche certezze per il loro futuro occupazionale». I sindacati Uiltucs, Fisascat e Filcams chiedono un intervento «immediato del Comune di Napoli per sciogliere una situazione molto complicata». «Da mesi - dicono Rino Strazzullo e Giuseppe Silvestro della Uiltucs - il Comune sapeva di questa situazione e l’azienda Terme aveva chiesto anche di far partire il bando per un prestito obbligazionario che poteva aiutare a recuperare fondi per gli stipendi, ma a tutt’oggi il Comune non si è espresso. La situazione resta gravissima con oltre 70 famiglie che da 3 mesi non hanno ricevuto nessun tipo di emolumento. Lo sciopero andrà avanti a tempo indeterminato con la speranza che qualcuno possa fare qualcosa per i lavoratori». La vicenda delle Terme di Agnano «è stata citata dai vertici nazionali nella manifestazione sindacale svoltasi a Napoli».
Eppure sei capitani d’azienda vorrebbero, insieme, investire sull’area Ovest di Napoli. A partire da Agnano. Vorrebbero aiutare il rilancio di una fetta di città dalle enormi potenzialità — finora inespresse — e, ovviamente, nel contempo, fare business. La notizia è stata pubblicata dal Corriere del Mezzogiorno a fine 2015. L’idea era di partire facendo rinascere il complesso flegreo coniugando turismo, benessere, tempo libero, gastronomia e sport. Calcio, per la precisione. Con la possibilità di riportare la casa degli azzurri in città, creando anche una sorta di Napoli-Lab.
Con la classica ciliegina sulla torta: una sorta di «club dei milionari», un’area esclusiva dove ospitare clienti d’élite. Il progetto potrebbe concretizzarsi in una nuova proposta di sviluppo. E invece la situazione diventa sempre più complicata soprattutto per i lavoratori ma c’è anche un patrimonio della città, le Terme, che rischia di andare perduto.
Sono 70 famiglie che da 3 mesi non hanno ricevuto nessun tipo di paga I sindacati: lo sciopero andrà avanti a tempo indeterminato con la speranza che il Comune intervenga
dall’Etna è, in definitiva, un vero scempio storico: chi è preposto alla tutela della storia e dell’identità della nostra città la sta invece gettando al macero. I basoli di pietra vesuviana sono protetti dalla Soprintendenza. L’assessore Calabrese ha detto che i lastroni rimossi per realizzare il restyling con pietra etnea vengono tutti catalogati e custoditi. Bene. Ma chi è tenuto a vigilare? Chi sono i custodi? A chi rispondono? Chi è il responsabile per la loro conservazione? Chi ne risponde se spariscono? Comune? Soprintendenza? Mentre ci facciamo tutte queste domande apprendiamo dal Cormez che i basoli usati di pietra vesuviana (non si capisce presi da dove ma si dice «da pubblica piazza») vengono tranquillamente venduti sul web per abbellire case e giardini della provincia e anche case del centro storico. Con prezzi che sfiorano i duecento euro a metro quadro. La preoccupazione che tutti noi cittadini napoletani che amano la loro città abbiamo, è dunque lecita? Gradiremmo sapere se tutto ciò è legittimo.