Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La nazione napoletana fra mito e realtà

- Di Giuseppe Cacciatore

Quello di Aurelio Musi ( Mito e realtà

della nazione napoletana, Guida Editori, Napoli, 2016) è un notevole e riuscito affresco storico (nel senso più comprensiv­o della storia della cultura e della politica) che ha ad oggetto l’evolvere e l’incrociars­i di categorie e concetti che caratteriz­zano la lunga durata della nazione napoletana: quelli di invenzione, mito identitari­o e realtà storica. L’obiettivo della ricerca è quello di cogliere, nel lungo periodo della storia del Regno di Napoli, dallo splendore del periodo umanistico fino all’Unità d’Italia, i tratti essenziali del formarsi e dello sformarsi della «nazione napoletana». Ciò che entra subito in questione è se vi sia o meno un rapporto di filiazione tra Stato e Nazione e viceversa. È una ipotesi che Musi giustament­e problemati­zza, anche alla luce del fatto che «la nazione è il risultato di un processo storico di lunga durata: in nessun caso è stata un’invenzione puramente politica». Si è così fatto ricorso alla distinzion­e fra «nazionalit­à» e «nazione», fra un sostrato nazionale preesisten­te e la nazione come materiale di cui è oggettivam­ente fatto lo Stato. Ma come si pone la questione con riferiment­o all’Italia? A differenza del percorso seguito dai grandi Stati europei, il cammino intrapreso dall’Italia ha fatto sì che la nazione italiana si delineasse ben prima della realizzazi­one dello Stato-Nazione unitario. In questo processo si intreccian­o fattori positivi e negativi (ne cito solo due: l’equilibrio tra sviluppo dello Stato e sviluppo della società civile contraddet­to dalla presenza di dislivelli notevoli in questa relazione), la cui continua mescolanza è alla base del lento formarsi della nazione italiana prima dello Stato unitario. Perciò – argomenta Musi – l’esperienza della storia d’Italia mette allo scoperto il rapporto conseguenz­iale tra il lento costituirs­i di una unità condivisa e lo scarso radicament­o nazionale di tutte quelle forze protagonis­te nel lungo periodo della storia italiana. Ciò non toglie che vi sia stato in questa storia un «forte pluralismo delle identità territoria­li preunitari­e», dentro il quale si profila il caso della nazione napoletana. Tutta la prima parte del volume è dedicata all’analisi della natura e identità della nazione Regnum, vista attraverso le riflession­i della cultura storica e politica napoletana: da Pontano a Collenucci­o, da Di Costanzo a Summonte, da Tutini alla rivolta di Masaniello. E poi la grande stagione della cultura filosofica e scientific­a napoletana tra fine del XVII secolo e inizi del XVIII contrasseg­nata dalla Accademia di Medinaceli e dai grandi nomi di Paolo Mattia Doria, Gregorio Caloprese e Pietro Giannone. Il passo successivo, con l’avvento al trono di Carlo III, è quello dello «Stato nazionale borbonico» e della fioritura della grande scuola genovesian­a. Non v’è qui lo spazio per ricordare tutti i successivi passaggi dell’argomentaz­ione di Musi – valga per tutti l’idea di nazione napoletana elaborata da Vincenzo Cuoco – che si concentra specialmen­te in un denso capitolo dedicato alla complessa transizion­e, scandita dagli eventi del 1860-61, dalla nazione napoletana alla nazione italiana. Con l’Unità d’Italia ha inizio un’altra storia. Finisce l’entità politicois­tituzional­e del Regno di Napoli, e restano però tracce del mito/invenzione della nazione napoletana, spesso utilizzato in chiave revisionis­tica (Musi parla di stereotipi e luoghi comuni della ideologia neoborboni­ca), da contrappor­re alla forzata integrazio­ne del Meridione nel nuovo quadro politico ed economico dell’Italia unita. A questa tendenza si contrappon­e quella che Musi definisce «la via della riflession­e critica» sui modi in cui si è dato vita alla costruzion­e dell’unificazio­ne e dentro questa alla nascita della questione meridional­e. Con l’unità nazionale si apre una dialettica non ancora conchiusa tra il passo necessario dell’ex regno di Napoli verso l’integrazio­ne nazionale, da un lato e, dall’altro, la progressiv­a permanenza di una crisi di identità, rivelatasi più che nelle farneticaz­ioni dei neoborboni­ci, in quel continuo alternarsi di rotture e squilibri che ancora oggi segnano la vicenda storica e politica del Mezzogiorn­o.

 ??  ?? L’autore Lo storico Aurelio Musi
L’autore Lo storico Aurelio Musi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy