Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I «Falchi» della Stazione secondo Tony D’Angelo
Il regista dirige Riondino e Cerlino nel nuovo film
Primo ciak domani a Napoli per «Falchi», il nuovo film diretto da Toni D’Angelo prodotto da Figli del Bronx di Gaetano di Vaio, Minerva Pictures e Rai Cinema. «Un melò poliziesco, neorealista che si rifà molto al linguaggio visivo orientale», spiega i l re gi s t a dopo una l unga giornata di sopralluoghi, che racconta attraverso la vita di due falchi «una realtà drammatica, spettacolarizzata, allontanandomi dal codice gomorriano».
Michele Riondino (il giovane Montalbano) e Fortunato Cerlino (il don Pietro Savastano del «Gomorra» televisivo) vestiranno i panni dei due poliziotti spericolati e disposti a tutto, alle prese con inseguimenti, sparatorie e arresti nei territori della comunità cinese di Napoli, da Gianturco alle strade della Ferrovia nei pressi della Stazione.
A fare da mentore e capo della squadra mobile, l’ispettore Marino, interpretato dal noto attore e regista teatrale Pippo Delbono,«punto di partenza delle storie di vita e d’amore dei protagonisti, che s’intersecheranno con quelle dei personaggi al femminil. Due su tutte, l’«icona»Stefania Sandrelli e l’esordiente attrice cinese Ma Xiao Ya.
«In questo film voglio raccontare la sconfitta dell’essere umano rispetto alla vita - dice D’Angelo - scegliendo il melodramma come forma di cinema per me più completa». Amicizia, amore, tradimento saranno gli ingredienti di una storia dai sapori popolari della città di Napoli, «un set a cielo aperto a cui sono legato per origini e cultura», ma con uno sguardo all’aspetto internazionale, «sottolineando quella integrazione- non integrazione di questa città, soffermandomi sulla comunità cinese ampiamente sviluppata qui più che altrove. Trovo la cultura popolare cinese molto vicina a quella napoletana sia nelle tradizioni che nella musica».
Resta l’incognita sulle musiche... «Vorrei tanto che la le scrivesse mio padre Nino: saranno fondamentali per mantenere il ritmo melodrammatico, ma soprattutto per dare risalto alla tradizione napoletana.