Corriere del Mezzogiorno (Campania)
BASTA PERSONALISMI PARLATE DI NAPOLI
Siccome, secondo lo storico Carlo Cipolla che ci scrisse su un delizioso libretto, fare del male agli altri senza arrecare un vantaggio a se stessi è la terza legge della stupidità, ecco che il sindaco di Napoli e il governo della Repubblica hanno ricominciato a parlarsi. De Magistris ha accettato l’invito di De Vincenti (in fin dei conti tra De ci si intende, mancava solo De Luca) e si è recato a Palazzo Chigi a parlare del cosiddetto Piano per Napoli, e cioè di come si possono spendere utilmente 308 milioni a disposizioni della nostra metropoli. E, udite udite, si è perfino seduto a un tavolo dove c’era anche Salvo Nastasi, il commissario per Bagnoli, il pomo della discordia tra de Magistris e Renzi, l’uomo che a detta del sindaco gli ha «scippato» i poteri su una grande fetta della città, e che fetta, visto che comprende Bagnoli e il riutilizzo di quell’area industriale, cioè da decenni la madre di tutte le questioni dello sviluppo napoletano. Diciamo subito che il sindaco ha fatto bene. Abbiamo più volte su questo giornale severamente criticato un atteggiamento sterilmente barricadiero, un rifiuto costante e talvolta clamoroso di confrontarsi con chi a Roma tiene i cordoni della borsa, uno stile di governo che di fatto arrecava danno alla città, cosa che un sindaco non dovrebbe mai fare. Grazie anche alla moral suasion del presidente Mattarella, de Magistris ha dunque accettato e anzi avviato il confronto istituzionale che non può mancare per nessuna ragione, neanche al culmine dello scontro politico. Ora che la pregiudiziale è stata rimossa, bisogna che però anche il governo riconosca che un problema c’è nella governance dei problemi di Napoli. Perché se un sindaco viene chiamato a discutere di un Piano per Napoli che però non comprende Bagnoli, tema sul quale il governo ha deciso di decidere da solo, e anche contro il sindaco, la «leale collaborazione tra le istituzioni» prescritta anche dalla nostra Carta Costituzionale diventa davvero difficile. È forse quindi giunto il momento di fare un bilancio del commissariamento di Bagnoli e di cominciare a indicare come si possa associare, anche formalmente, il potere democratico locale (piaccia o no de Magistris è stato eletto) alla gestione almeno urbanistica del futuro di Bagnoli, perché quell’area è essenziale a ogni possibile Piano per Napoli.
Se così accadrà, sarà un bene anche dal punto di vista politico, perché richiamerà il sindaco sulla responsabilità della sua amministrazione, togliendogli l’alibi che finora ha sventolato in ogni occasione. In queste settimane, sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno, il sedicente «paladino degli ultimi» è stato oggetto di molte e circostanziate critiche per i tagli del bilancio al welfare che colpiscono servizi come l’assistenza domiciliare agli anziani e l’assistenza ai disabili a casa e nelle scuole. Francamente è di questo che la città preferirebbe parlare, piuttosto che delle gare di egocentrismo tra i rappresentanti dei poteri pubblici.