Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Vulcani sottomarini L’Osservatorio: «Necessari controlli»
La direttrice dell’Osservatorio sui sei vulcani scoperti
NAPOLI «Nel mare della costa vesuviana non abbiamo ancora strumenti di monitoraggio come invece per i Campi flegrei». Commentando la recentissima scoperta delle sei strutture vulcaniche sottomarine, la vulcanologa Francesca Bianco, da un mese a capo dell’Osservatorio vesuviano, va dritto al cuore della questione. «Dobbiamo colmare questo gap di conoscenza e contiamo di farlo al più presto», spiega. «Va considerato che il monitoraggio sottomarino ha costi molto superiori a quello terrestre e quindi necessita di maggiori impieghi di risorse. Ma certamente dobbiamo creare una rete di controlli nel mare davanti al Vesuvio, come abbiamo fatto già da qualche anno nel mare flegreo».
Professoressa Bianco, questa nuova scoperta aumenta le sue preoccupazioni?
«No, perché, come ha ben spiegato al Corriere del Mezzogiorno il collega Guido Ventura, la scoperta delle sei strutture vulcaniche è coerente con le caratteristiche del territorio vesuviano. Insomma, non ci ha colti di sorpresa. Studi precedenti indicavano la possibile esistenza di queste strutture. Le tecniche di ricerca moderna
Necessario colmare il gap con una rete di controlli
più raffinate ci hanno consentito di ottenere un importante risultato dal punto di vista scientifico».
Qualcuno di questi vulcani sommersi però ha eruttato in epoca storica. C’è stata risalita del magma nel 1794 e nel 1861, come chiarisce la ricerca.
«È vero, ma non risultano conseguenze dannose nei confronti delle popolazioni della costa. In realtà siamo ancora
a un livello di ricerca di base, perciò più si allarga il campo delle ricerche nel Golfo più aumenteranno le nostre conoscenze».
Ma in questi casi cosa avviene, l’Osservatorio avverte la Protezione civile?
«Noi facciamo parte di una commissione paritetica in cui siede anche la Protezione civile. C’è un rapporto di confronto costante, è chiaro che parleremo e ci confronteremo anche su questa situazione».
I sindaci del Vesuviano chiedono se non sia il caso di aggiornare nuovamente i piani di protezione civile, tenendo conto dei sei vulcani a mare.
«I piani sono dinamici e possono essere aggiornati qualora lo richieda la necessità ma, ripeto, per ora siamo in una fase di studi da approfondire e non in una fase operativa. Ritengo comunque che abbiamo a che fare con strutture vulcaniche che fanno parte del Vesuvio. Alcune di queste, i cosiddetti dicchi, sono presenti anche sulle pendici del vulcano. È chiaro che se invece si trovano a cento metri sotto il livello del mare risulta più difficile individuarli, studiarne le caratteristiche e conoscerli in maniera approfondita».
Ultima domanda, quasi d’obbligo, lo stato del Vesuvio.
«Premesso che parliamo di un vulcano attivo, attualmente restiamo al livello verde, quello dell’attività ordinaria. Non ci sono segnali di anomalie. E il monitoraggio resta costante ventiquattr’ore al giorno».