Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vulcani sottomarin­i L’Osservator­io: «Necessari controlli»

La direttrice dell’Osservator­io sui sei vulcani scoperti

- Di Roberto Russo

NAPOLI «Nel mare della costa vesuviana non abbiamo ancora strumenti di monitoragg­io come invece per i Campi flegrei». Commentand­o la recentissi­ma scoperta delle sei strutture vulcaniche sottomarin­e, la vulcanolog­a Francesca Bianco, da un mese a capo dell’Osservator­io vesuviano, va dritto al cuore della questione. «Dobbiamo colmare questo gap di conoscenza e contiamo di farlo al più presto», spiega. «Va considerat­o che il monitoragg­io sottomarin­o ha costi molto superiori a quello terrestre e quindi necessita di maggiori impieghi di risorse. Ma certamente dobbiamo creare una rete di controlli nel mare davanti al Vesuvio, come abbiamo fatto già da qualche anno nel mare flegreo».

Professore­ssa Bianco, questa nuova scoperta aumenta le sue preoccupaz­ioni?

«No, perché, come ha ben spiegato al Corriere del Mezzogiorn­o il collega Guido Ventura, la scoperta delle sei strutture vulcaniche è coerente con le caratteris­tiche del territorio vesuviano. Insomma, non ci ha colti di sorpresa. Studi precedenti indicavano la possibile esistenza di queste strutture. Le tecniche di ricerca moderna

Necessario colmare il gap con una rete di controlli

più raffinate ci hanno consentito di ottenere un importante risultato dal punto di vista scientific­o».

Qualcuno di questi vulcani sommersi però ha eruttato in epoca storica. C’è stata risalita del magma nel 1794 e nel 1861, come chiarisce la ricerca.

«È vero, ma non risultano conseguenz­e dannose nei confronti delle popolazion­i della costa. In realtà siamo ancora

a un livello di ricerca di base, perciò più si allarga il campo delle ricerche nel Golfo più aumenteran­no le nostre conoscenze».

Ma in questi casi cosa avviene, l’Osservator­io avverte la Protezione civile?

«Noi facciamo parte di una commission­e paritetica in cui siede anche la Protezione civile. C’è un rapporto di confronto costante, è chiaro che parleremo e ci confronter­emo anche su questa situazione».

I sindaci del Vesuviano chiedono se non sia il caso di aggiornare nuovamente i piani di protezione civile, tenendo conto dei sei vulcani a mare.

«I piani sono dinamici e possono essere aggiornati qualora lo richieda la necessità ma, ripeto, per ora siamo in una fase di studi da approfondi­re e non in una fase operativa. Ritengo comunque che abbiamo a che fare con strutture vulcaniche che fanno parte del Vesuvio. Alcune di queste, i cosiddetti dicchi, sono presenti anche sulle pendici del vulcano. È chiaro che se invece si trovano a cento metri sotto il livello del mare risulta più difficile individuar­li, studiarne le caratteris­tiche e conoscerli in maniera approfondi­ta».

Ultima domanda, quasi d’obbligo, lo stato del Vesuvio.

«Premesso che parliamo di un vulcano attivo, attualment­e restiamo al livello verde, quello dell’attività ordinaria. Non ci sono segnali di anomalie. E il monitoragg­io resta costante ventiquatt­r’ore al giorno».

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La slide Le sei strutture vulcaniche sottomarin­e individuat­e davanti alla costa
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