Corriere del Mezzogiorno (Campania)
A rischio 1.108 anziani e disabili e i 184 operatori che li assistono
Comune senza fondi per il servizio domiciliare. In pericolo anche il lavoro
NAPOLI Le lettere di licenziamento sono già pronte e potrebbero partire nei prossimi giorni, qualora non arrivino novità e svolte significative. Le cooperative aggiudicatarie del servizio di assistenza domiciliare a 1.108 tra anziani e disabili nelle dieci Municipalità cittadine — quattro lotti affidati a Gesco, due a Confini, uno ciascuno a Terzo Settore, Accaparlante, Fiosiomedical, Core — si apprestano a interrompere il rapporto di lavoro con buona parte dei 184 operatori socio-assistenziali impegnati nel servizio. I contratti tra le cooperative stesse e il Comune di Napoli, infatti, scadranno tutti tra inizio e metà di ottobre. O meglio, a voler essere precisi, sono già scaduti due volte, nel corso del 2016: la prima a marzo e la seconda a giugno. Il servizio non è stato interrotto in virtù di proroghe concesse ai vincitori della gara di un anno fa. Cosa potrà accadere nei prossimi giorni, al momento è una previsione che forse non sono in grado di effettuare neanche a Palazzo San Giacomo, perché i soldi necessari a bandire un nuovo bando, stando al bilancio approvato dal consiglio comunale a inizio agosto, parrebbero non esserci.
Insomma, futuro grigio, a meno che la rimodulazione del piano di equilibrio pluriennale approvata ieri a maggioranza dal consiglio comunale, non apporti qualche novità positiva. La speranza è che il Comune acceleri l’uscita dal piano di riequilibrio e consenta così di ridurre le tasse e, soprattutto, di avviare nuovi investimenti, compresi quelli nel welfare. Scenari, in ogni caso, ancora fumosi e tempi incerti. Che mal si conciliano con la drammatica quotidianità dei fruitori del servizio di assistenza e con le difficoltà degli operatori i quali — non è certo la prima volta nel corso degli anni — rischiano di restare di nuovo senza lavoro.
Lo sa bene Peppe Maresca, che ha 47 anni e lavora per Gesco all’ufficio per l’assistenza domiciliare della IV Municipalità. Racconta: «A ogni fine gara è uno strazio, un patema d’animo. Vivo nell’impossibili- tà di programmare qualsiasi futuro. Alla mia età non più verde non so se domani andrò a lavorare oppure resterò a casa». Alle preoccupazioni economiche si aggiunge la delusione di dover interrompere rapporti e relazioni con gli assistiti.«Quando frequenti una casa — dice Maresca — e collabori con umanità e sensibilità, ti rendi davvero utile, allora per un anziano o un genitore che ha un figlio disabile diventi anche un confidente. Ti parlano dei loro problemi, si sfogano. Ecco, una delle tante assurdità di questo sistema del welfare, per come è strutturato a Napoli, è che obbliga noi e i pazienti a ricominciare ogni volta da capo. Lasciarsi manipolare da un estraneo, accettare che ti aiuti a lavarti, che ti guardi nudo, che ti tocchi, non è una cosa semplice. Occorre tempo, si deve instaurare una relazione. Noi aiutiamo uomini e donne, non numeri o casi».