Corriere del Mezzogiorno (Campania)
CESARE ACCETTA RITRATTI «IN LUCE»
Al Madre le fotografie dell’artista napoletano. Negli scatti i volti di Mario Martone, Mimmo Paladino, Enzo Moscato, Toni Servillo, Pippo Delbono e altri. «Un catalogo dell’espressività umana»
Se proprio dovesse scegliere un volto tra i cinquantacinque che ha indagato e scolpito con la precisione dell’inquadratura e la complicità della luce, sceglierebbe Maurizio Bizzi. «Per il gioco singolare dei contrasti che ne fa un ritratto diverso dagli altri» dice Cesare Accetta.
«Un ritratto un po’ speciale forse perché è il meno celebre di altri l’attore caro a Neiwiller e di altri, sicuramente, il meno fortunato». E magari perché, più di altri, Bizzi diventa testimone dell’intenzionalità orizzontale del progetto: «non è un lavoro su personaggi noti e nemmeno sul teatro», precisa netto il fotografo. Quello che da lunedì vedremo al Madre è un progetto nuovo, nato nel 2015 e ancora in progress che al piano terra del museo Donnaregina farà scorrere in simultanea tre proiezioni video in cui attori, attrici, registi, amici e collaboratori assemblano un unico ritratto: quello della vita professionale e privata di Cesare Accetta. «Ho approfittato degli spazi liberi, dei momenti vuoti, del passaggio in città di amici e professionisti per quello che mi piace definire uno studio sulla luce e sulla possibilità della sua azione sul volto». Da Mario Martone a Mimmo Paladino, da Enzo Moscato a Toni Servillo, da Pippo Delbono a Andrea Renzi, da Fabrizio Gifuni a Giulia Renzi, da Laura Angiulli a Patrizio Esposito, da Tonino Taiuti a Marianna Troise e da Lello Searao a Imma Villa, solo per citarne alcuni, «In Luce» questo il titolo del progetto curato da Maria Savarese, è un lavoro che affida il suo farsi alla rivelazione: dall’epifania dell’immagine fino alla sua esautorazione.
Accetta, considerato uno dei più noti fotografi e lighting designer italiani (dalla seconda metà degli anni Ottanta collabora anche con il cinema), particolarmente abile nell’intrecciare la personale sperimentazione fotografica con il teatro di ricerca, ha costruito un impianto luci nel suo studio «coniugando l’esperienza fotografica e la tecnologia teatrale» così da governare le infinite direzioni che la luce duttile, imprevedibile disegna sulla superficie del viso durante la ripresa video. Fino a svelarne le tracce di un’evidente intimità «in gran parte sconosciute al soggetto stesso di quest’indagine». Nessun intento psicanalitico, «il lavoro dedicato a Oreste Zevola (l’amico caro, recentemente scomparso, ndr), attraverso un format uguale per tutti, è ancora una volta l’esplorazione delle potenzialità della luce fino a proporsi come il primo capitolo di un catalogo proiettato verso il futuro e dedicato all’umano, nell’infinita varietà dei tratti e degli atteggiamenti interpretativi».
Quindi una prima tappa di un lavoro che ha già un sequel? «Diciamo che è una prima fase di un’operazione non conclusa. Anche perché per mia indole tendo sempre a non trarre conclusioni». Perché? «Altrimenti si finisce per diventare manieristi del proprio segno».
La presentazione dell’opera «In Luce», che inaugura la programmazione della nuova Project room del Madre, rientra nell’ambito del progetto «Per_formare una collezione: per un archivio dell’arte in Campania», dedicato nel 2016 alla formazione progressiva della collezione del museo, si terrà lunedì , alle 18, nella sala Biblioteca, al primo piano. Nel corso della presentazione, Cesare Accetta dialogherà con Maria Savarese, la curatrice del progetto, ed entrambi saranno introdotti da Pierpaolo Forte, presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e dal direttore del Madre, Andrea Viliani. A seguire (ore 19, Project room) l’anteprima della mostra visitabile fino al 28 novembre.