Corriere del Mezzogiorno (Campania)
E ora godiamoci la sosta con una vittoria a Bergamo
Tra le molte cose che questo inizio di stagione ha raccontato ce n’è una deliziosamente paradossale. La squadra di Napoli, dove l’improvvisazione e la fantasia sono di casa, è una macchina perfetta e oliatissima, in cui nulla è lasciato al caso e tutto è sottoposto a un rigido e attento controllo; la capolista che viene da Torino, luogo dove la vita è regolata da un compassato e ordinatissimo ritmo mitteleuropeo, è abbarbicata all’individuale genialità dei suoi campioni. La cosa, ovviamente, a noi tifosi azzurri sta benissimo perché l’organizzazione è sempre meno provvisoria dell’improvvisazione: e calcisticamente, meno dipendente da infortuni e cali di forma, soprattutto quando, come fortunatamente sembra essere il Napoli di quest’anno, la rosa è sufficientemente profonda e completa.
L’esempio tipico è fornito dal ruolo di difensore centrale. Infortunato Chiriches, prima riserva (e unica la scorsa stagione) di Albiol, si infortuna anche lo spagnolo. Dalla panchina si alza Maksimovic e uno pensa: accidenti, proprio alla prima in casa di Champions e contro una squadra fortissima come il Benfica. Be’, il serbo mostra sicurezza e bravura crescente e alla fine sembra aver sempre giocato al fianco di Koulibaly, col senegalese prontissimo a prendere in mano lo scettro della conduzione del reparto. E resta pronto all’uso (più o meno) il bravo Tonelli, che conosce perfettamente il verbo sarriano e pare essersi pienamente ripreso dalla fastidiosa infiammazione che lo teneva fermo. Lo stesso discorso vale per centrocampo e attacco, nonché per gli esterni. Serve solo un po’ di tempo, e i titolari hanno la piena intenzione di fornirlo con proficui risultati; la sosta, sotto questo aspetto, non potrà che accelerare il processo di inserimento dei nuovi, anche se purtroppo (si fa per dire) molti sono i convocati per le nazionali. Siamo contenti per loro, e soprattutto per Callejon che oltre che a meritarsela, la convocazione, l’aspettava da tanto: ma ci dispiace un po’ per noi, perché avremmo preferito sapere i nostri beniamini a riposo o a scuola di schemi.
Prima della sosta c’è però quest’ultimo scoglio: un’Atalanta che unisce alla sempiterna rivalità nei confronti del Napoli, alimentata da una tifoseria storicamente tutt’altro che gentile e raffinata coi meridionali, la disperazione per una condizione di classifica che mette in aspra discussione la conduzione tecnica di Gasperini. Come sempre in questi casi bisognerà capire come giocherà il clima da ultima spiaggia e se i calciatori vorranno lottare per l’allenatore o vorranno liberarsene al più presto. Certo dal punto di vista dei valori in campo non dovrebbe esserci paragone; i nerazzurri hanno anche perso per infortuni o squalifiche Konko e Kessiè, due tra i migliori elementi a disposizione. Resta in gioco il Papu Gomez, calciatore davvero fortissimo che ha riscosso dalla carriera meno di quanto avrebbe meritato, e probabilmente vedremo finalmente in campo, ma con un’altra maglia, il ragazzino Grassi, oggetto misterioso della scorsa stagione e ancora di azzurra proprietà. Speriamo che a nessuno dei due, o degli altri atalantini, venga in mente di sfoderare la partita della vita proprio in questa circostanza; perché sarebbe fondamentale andare alla sosta con la situazione di classifica perlomeno invariata, dato che tra Roma e Inter può al massimo vincere una sola e che la Juve ha una comoda trasferta empolese.
E poi, vogliamo mettere affrontare quindici giorni senza Napoli col ricordo di una bella vittoria? Tutta un’altra cosa, no?