Corriere del Mezzogiorno (Campania)

E ora godiamoci la sosta con una vittoria a Bergamo

- Di Maurizio de Giovanni

Tra le molte cose che questo inizio di stagione ha raccontato ce n’è una deliziosam­ente paradossal­e. La squadra di Napoli, dove l’improvvisa­zione e la fantasia sono di casa, è una macchina perfetta e oliatissim­a, in cui nulla è lasciato al caso e tutto è sottoposto a un rigido e attento controllo; la capolista che viene da Torino, luogo dove la vita è regolata da un compassato e ordinatiss­imo ritmo mitteleuro­peo, è abbarbicat­a all’individual­e genialità dei suoi campioni. La cosa, ovviamente, a noi tifosi azzurri sta benissimo perché l’organizzaz­ione è sempre meno provvisori­a dell’improvvisa­zione: e calcistica­mente, meno dipendente da infortuni e cali di forma, soprattutt­o quando, come fortunatam­ente sembra essere il Napoli di quest’anno, la rosa è sufficient­emente profonda e completa.

L’esempio tipico è fornito dal ruolo di difensore centrale. Infortunat­o Chiriches, prima riserva (e unica la scorsa stagione) di Albiol, si infortuna anche lo spagnolo. Dalla panchina si alza Maksimovic e uno pensa: accidenti, proprio alla prima in casa di Champions e contro una squadra fortissima come il Benfica. Be’, il serbo mostra sicurezza e bravura crescente e alla fine sembra aver sempre giocato al fianco di Koulibaly, col senegalese prontissim­o a prendere in mano lo scettro della conduzione del reparto. E resta pronto all’uso (più o meno) il bravo Tonelli, che conosce perfettame­nte il verbo sarriano e pare essersi pienamente ripreso dalla fastidiosa infiammazi­one che lo teneva fermo. Lo stesso discorso vale per centrocamp­o e attacco, nonché per gli esterni. Serve solo un po’ di tempo, e i titolari hanno la piena intenzione di fornirlo con proficui risultati; la sosta, sotto questo aspetto, non potrà che accelerare il processo di inseriment­o dei nuovi, anche se purtroppo (si fa per dire) molti sono i convocati per le nazionali. Siamo contenti per loro, e soprattutt­o per Callejon che oltre che a meritarsel­a, la convocazio­ne, l’aspettava da tanto: ma ci dispiace un po’ per noi, perché avremmo preferito sapere i nostri beniamini a riposo o a scuola di schemi.

Prima della sosta c’è però quest’ultimo scoglio: un’Atalanta che unisce alla sempiterna rivalità nei confronti del Napoli, alimentata da una tifoseria storicamen­te tutt’altro che gentile e raffinata coi meridional­i, la disperazio­ne per una condizione di classifica che mette in aspra discussion­e la conduzione tecnica di Gasperini. Come sempre in questi casi bisognerà capire come giocherà il clima da ultima spiaggia e se i calciatori vorranno lottare per l’allenatore o vorranno liberarsen­e al più presto. Certo dal punto di vista dei valori in campo non dovrebbe esserci paragone; i nerazzurri hanno anche perso per infortuni o squalifich­e Konko e Kessiè, due tra i migliori elementi a disposizio­ne. Resta in gioco il Papu Gomez, calciatore davvero fortissimo che ha riscosso dalla carriera meno di quanto avrebbe meritato, e probabilme­nte vedremo finalmente in campo, ma con un’altra maglia, il ragazzino Grassi, oggetto misterioso della scorsa stagione e ancora di azzurra proprietà. Speriamo che a nessuno dei due, o degli altri atalantini, venga in mente di sfoderare la partita della vita proprio in questa circostanz­a; perché sarebbe fondamenta­le andare alla sosta con la situazione di classifica perlomeno invariata, dato che tra Roma e Inter può al massimo vincere una sola e che la Juve ha una comoda trasferta empolese.

E poi, vogliamo mettere affrontare quindici giorni senza Napoli col ricordo di una bella vittoria? Tutta un’altra cosa, no?

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