Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’intuizione di Nuvoletta e i troppi Gemito in circolazione
NAPOLI I van Gogh ritrovati sono soltanto la punta dell’iceberg. Ma la vocazione artistica della camorra è conosciuta dalle forze dell’ordine fin dall’inizio degli anni Ottanta. A quell’epoca era un mercato sicuro fatto di quadri per lo più rubati nelle chiese e negli appartamenti di lusso e poi smerciati in gallerie clandestine o anche attraverso case d’asta compiacenti. E parallelamente i clan avevano anche i loro pittori, piccoli geni in grado di falsificare opere rubate qua e là nel mondo, da De Chirico a Fattori, da Degas a Domenico Fontana. Una volta piazzate gli acquirenti truffati non avrebbero potuto denunciare o reagire. Semplice ed efficace. Camorra e arte, un mercato che è cresciuto e oggi vale circa 78 milioni di euro in Italia. Solo nel 2012 si è impennato del 39% rispetto al 2011. Dopo armi e droga il traffico illecito di opere d’arte è stimato, a livello mondiale, come il terzo mercato criminale più lucroso, con profitti globali stimati intorno agli 8 miliardi di euro. «L’investimento o il reinvestimento di capitali illeciti in arte - spiegano al Reparto operativo tutela patrimonio culturale dei carabinieri «è uno dei più sicuri perché non perde valore ed è semplice da sottrarre all’aggressione patrimoniale». Una catena criminale che va dal furto, alla falsificazione e che è diventata una buona fetta dell’affare e a farla da padrone è il web. Partendo da Internet sono stati effettuati sequestri per circa 65mila opere solo nel biennio 2011-2012. Con oltre 11mila siti controllati: su otto opere esaminate tre risultano false.
Il primo a credere nell’arte fu Lorenzo Nuvoletta, da Marano. Ma anche la famiglia Giuliano, di Forcella, non era meno sensibile al bello. Infatti, durante una perquisizione dei carabinieri di Napoli Stella in un più vasto campo di indagine, operata in un negozio di antiquariato in via Santa Maria di Costantinopoli, furono sequestrati quadri autentici rubati ed altri falsi. Gestivano l’attività i fratelli Lollo che poco tempo dopo furono uccisi, in una sera di primavera del 1984 in via Santa Teresa degli Scalzi. Ironia della sorte proprio davanti al Museo nazionale. Curiosa la vicenda dei bronzi falsi del grande scultore Vincenzo Gemito, per la cui produzione erano impegnate alcune “fonderie” clandestine. Tutti i trafficanti sostenevano di essere in possesso dei calchi originali dello scultore, e quindi di essere “facultati” alla riproduzione dei busti, venduti come originali. Di Gemito a Napoli ora ce ne sono molti, troppi.