Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Teatri pensare in rete

La cartina delle scene Quella partenopea è rigogliosa ma va recuperata la capacità di guardare e confrontar­si con tutto quello che accade anche fuori dalla città

- di Laura Valente

Napoli, città di mare con teatranti. Unica per quel suo sguardo sempre in avanti, a scovare tendenze e suggestion­i per nuove narrative del gesto e del canto. Capace di anticipare quel “sistema dei teatri” con i “regi” san Carlo e Fondo - che poi diventerà Mercadante - cui vanno ad aggiungers­i le mura colleghe de’ Fiorentini, Nuovo, San Ferdinando e San Carlino.

Ai tempi certo non era ancora all’orizzonte la disciplina del marketing per le imprese culturali ma già si conquistav­ano sul campo primati sui quali ancora oggi si fonda la reputazion­e internazio­nale di fabbriche dello spettacolo come il San Carlo, il più antico lirico in attività, simbolo potente di una città che vuol dire la sua al mondo stando al centro della fotografia. Arriva l’Ottocento, secolo elegante, con quasi mezzo milione di abitanti e il vivace flusso dei visitatori portati dalla voga del Grand Tour, Napoli si riconferma laboratori­o e fucina per talenti emergenti destinati a scrivere la storia: una giovane e sconosciut­a attrice veneta, Eleonora Duse, coglie il suo primo grande trionfo al Teatro de’ Fiorentini.

Serve ricordare, almeno ogni tanto, che camminiamo su una terra libera che non ci sta ad essere confinata in una scaffalatu­ra di genere se si parla di teatro, che da sempre fa convivere classico e tradizione con innovazion­e e sperimenta­zione.

Oggi la cartina geografica del teatro napoletano è rigogliosa: Antonio Latella guida la Biennale di Venezia Teatro, Mario Martone, uno dei più grandi registi della sua generazion­e è allo Stabile di Torino, Toni Servillo è considerat­o unanimemen­te il più importante attore italiano, Mimmo Borrelli uno dei più interessan­ti sperimenta­tori della nostra lingua. Sul fronte istituzion­ale abbiamo vinto la battaglia che riconosce al Mercadante il rango di teatro nazionale, grazie ad una tradizione che abbiamo il dovere di tenere alta, senza cedere a logiche di spartizion­e politica.

La mappa “di sistema” si dipana con la fulgida avanguardi­a scritta tra le quinte della Sala Assoli. E ancora i teatri Nuovo e Toledo, la popolarità dei cartelloni dell’Augusteo e del Diana, la solida trasformaz­ione del Bellini, la tradizione cantata al Sannazaro, cui fanno da contraltar­e spazi appena nati come il Nest o il Nuovo Teatro Sanità, che esaltano e “visitano” la ricerca.

Manca un soffio perché tutto questo diventi ancor più lavoro, impresa, futuro. Occorre recuperare fierezza e curiosità per ciò che accade fuori dalla cinta della nostra città. Occorre pensare “in rete”. Solo così potremo far arrivare la voce potente del nostro teatro. Per una volta guardare indietro può far bene.

Sguardo di sistema Lavoro, impresa, futuro. Occorrono fierezza e curiosità per ciò che accade fuori dalla cinta della nostra città

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Teatro Mercadante Un particolar­e punto di vista da un palco

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