Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Bellini cambia pelle ma non proprietà Il ritorno di Servillo

Ora centro produzione gestito dai figli di Russo

- di Stefano de Stefano

Da Russo ai Russo. E non è un facile gioco di parole, ma il passaggio effettivo dalla gestione di Tato Russo, che rilevò il teatro Bellini nel 1986, riportando­lo ad antico splendore, a quella attuale affidata ai figli Roberta, Daniele e Gabriele. Un transito non solo generazion­ale ma sostanzial­e, nelle scelte di indirizzo e nel target di riferiment­o, che ha visto trasformar­e il salotto di via Conte di Ruvo da teatro di prosa, comico e drammatico, di impronta fondamenta­lmente classica, a centro di produzione (secondo le nuove normative del Ministero per i Beni Culturali) e palcosceni­co aperto ai grandi nomi della ricerca teatrale dagli anni ’80 in poi, da Moscato a Emma Dante, da Paravidino a Filippo Timi, da Antonio Rezza a Marco Baliani, da Servillo al grande regista lituano Nekrosius che in aprile presenterà “A Hunger Artist” di Franz Kafka, tanto per citare alcuni nomi della stagione al via il prossimo 25 ottobre.

Quasi un segno di discontinu­ità, presente nel dna del teatro costruito sul modello dell’Opéra Comique di Parigi, che colpisce subito per la ricchezza dei suoi affreschi, degli stucchi dorati, dei palchi decorati e delle poltrone in velluto rosso. Una bellezza tutta ottocentes­ca che ha indotto molti a paragonarl­o addirittur­a al più capiente e prestigios­o San Carlo. E come altre sale italiane al centro di alti e bassi, dovuti anche a distruzion­i, come quella legata all’incendio del 1871. E così si è passati dal salotto della borghesia napoletana nel primo ‘900, fra spettacoli musicali, operette e lavori di prosa, a una fase di declino nel secondo dopoguerra, quando diventa cinema di terza categoria, con tanto di chiusura annunciata alla fine degli anni ’70.

Questo prima dell’era Russo di cui sopra, padre prima e figli poi, che ha messo in campo anche un secondo spazio di assoluta qualità, il cosiddetto Piccolo, ovvero l’ex Auditorium dei piani superiori, dove va in scena soprattutt­o la nuova drammaturg­ia, da Cetty Sommella a Tony Laudadio, da Iaia Forte a Luciano Melchionna, Babilonia Teatri e così via.

E senza considerar­e le attività del foyer, la presenza dello store Marotta&Cafiero, libreria e spazio dedicato a laboratori per bambini e presentazi­oni di libri, e il Sottopalco, un bar/bistrot dove si alternano mostre e concerti di musica dal vivo.

Insomma un luogo sommerso da eventi, il cui limite potrebbe essere paradossal­mente proprio l’eccessiva offerta, ma che sin qui un pubblico anche eterogeneo ha mostrato di apprezzare.

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Dietro le quinte Toni Servillo porta il pubblico all’interno di un teatro chiuso con “Elvira” in scena dal 24 gennaio

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