Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bellini cambia pelle ma non proprietà Il ritorno di Servillo
Ora centro produzione gestito dai figli di Russo
Da Russo ai Russo. E non è un facile gioco di parole, ma il passaggio effettivo dalla gestione di Tato Russo, che rilevò il teatro Bellini nel 1986, riportandolo ad antico splendore, a quella attuale affidata ai figli Roberta, Daniele e Gabriele. Un transito non solo generazionale ma sostanziale, nelle scelte di indirizzo e nel target di riferimento, che ha visto trasformare il salotto di via Conte di Ruvo da teatro di prosa, comico e drammatico, di impronta fondamentalmente classica, a centro di produzione (secondo le nuove normative del Ministero per i Beni Culturali) e palcoscenico aperto ai grandi nomi della ricerca teatrale dagli anni ’80 in poi, da Moscato a Emma Dante, da Paravidino a Filippo Timi, da Antonio Rezza a Marco Baliani, da Servillo al grande regista lituano Nekrosius che in aprile presenterà “A Hunger Artist” di Franz Kafka, tanto per citare alcuni nomi della stagione al via il prossimo 25 ottobre.
Quasi un segno di discontinuità, presente nel dna del teatro costruito sul modello dell’Opéra Comique di Parigi, che colpisce subito per la ricchezza dei suoi affreschi, degli stucchi dorati, dei palchi decorati e delle poltrone in velluto rosso. Una bellezza tutta ottocentesca che ha indotto molti a paragonarlo addirittura al più capiente e prestigioso San Carlo. E come altre sale italiane al centro di alti e bassi, dovuti anche a distruzioni, come quella legata all’incendio del 1871. E così si è passati dal salotto della borghesia napoletana nel primo ‘900, fra spettacoli musicali, operette e lavori di prosa, a una fase di declino nel secondo dopoguerra, quando diventa cinema di terza categoria, con tanto di chiusura annunciata alla fine degli anni ’70.
Questo prima dell’era Russo di cui sopra, padre prima e figli poi, che ha messo in campo anche un secondo spazio di assoluta qualità, il cosiddetto Piccolo, ovvero l’ex Auditorium dei piani superiori, dove va in scena soprattutto la nuova drammaturgia, da Cetty Sommella a Tony Laudadio, da Iaia Forte a Luciano Melchionna, Babilonia Teatri e così via.
E senza considerare le attività del foyer, la presenza dello store Marotta&Cafiero, libreria e spazio dedicato a laboratori per bambini e presentazioni di libri, e il Sottopalco, un bar/bistrot dove si alternano mostre e concerti di musica dal vivo.
Insomma un luogo sommerso da eventi, il cui limite potrebbe essere paradossalmente proprio l’eccessiva offerta, ma che sin qui un pubblico anche eterogeneo ha mostrato di apprezzare.