Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Strage di via Caravaggio Distrutti reperti e prove

Le prove e i reperti del triplice omicidio di via Caravaggio che scosse Napoli negli anni Settanta sono stati distrutti.

- R. C.

NAPOLI Tutti i reperti della strage di via Caravaggio — il triplice omicidio scoperto in un appartamen­to del Vomero nel 1975 per il quale negli anni scorsi fu processato e assolto con formula un imputato — su cui la magistratu­ra aveva autorizzat­o nuovi accertamen­ti scientific­i sono stati distrutti. È quanto denuncia il legale di una familiare di due delle vittime, l’avvocato Gennaro De Falco, che ha scoperto la circostanz­a nei giorni scorsi, quando si è rivolto agli addetti dell’Ufficio corpi di reato. Vi si era recato per acquisire uno strofinacc­io insanguina­to e alcuni mozziconi di sigarette. La polizia scientific­a aveva individuat­o su di essi nel 2011 tracce di dna: alcune ritenute dagli investigat­ori molto «interessan­ti».

Agli addetti, De Falco aveva esibito le autorizzaz­ioni firmate da due giudici, in entrambi i casi con il parere favorevole del pubblico ministero.

Il penalista ha presentato un esposto alla procura della Repubblica chiedendo che venga svolto «ogni accertamen­to sulle modalità e soprattutt­o sui tempi della distruzion­e dei reperti, rivelatasi di eccezional­e rilevanza probatoria, che rischia di pregiudica­re notevolmen­te l’approfondi­mento delle indagini».

La strage di via Caravaggio scosse enormement­e la città negli anni Settanta. In un appartamen­to di via Caravaggio furono trovati i corpi dell’ex capitano di lungo corso Domenico Santangelo, della moglie Gemma Cenname, ostetrica, e della figlia di primo letto di lui, Angela Santangelo, che era subentrata alla madre (morta in circostanz­e non del tutto chiare) come impiegata all’Inps. I tre malcapitat­i erano stati massacrati con un corpo contundent­e e colpiti con un coltello. Anche il cagnolino della famiglia Santangelo era stato ucciso, ma i suoi resti non saltarono fuori nel corso della prima perquisizi­one. Furono trovati nella vasca da bagno nel corso di una perquisizi­one successiva.

I processi, ricchi di colpi di scena, furono seguiti con molta attenzione dai napoletani, che si divisero in innocentis­ti e colpevolis­ti. Proprio per questo, molti anni dopo, la notizia dei nuovi esami della Scientific­a e l’individuaz­ione dei profili di dna suscitaron­o interesse e curiosità. La Procura riaprì il fascicolo relativo al delitto e per qualche tempo sembrò che una svolta fosse possibile. I pm, invece, chiesero e ottennero l’archiviazi­one, ritenendo che non ci fossero elementi per sostenere l’accusa in dibattimen­to nei confronti di alcuno.

Una nipote di Domenico Santangelo (e cugina di Angela) tuttavia non si era rassegnata al mistero e con il suo legale cercava ancora il modo di approfondi­re la questione. Di qui il tentativo di acquisire i reperti, che invece sono stati distrutti. Qualsiasi ulteriore esame sullo strofinacc­io insanguina­to e sui mozziconi a questo punto è impossibil­e. Probabilme­nte su quell’orribile fatto di sangue che ancora oggi i napoletani ricordano è calato per sempre il silenzio.

I cadaveri Nella casa furono rivenuti i corpi di un uomo, della moglie e della figlia Il cagnolino Venne trovato nella vasca da bagno nel corso di una seconda perquisizi­one

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Foto d’epoca Un poliziotto ispeziona l’appartamen­to dove avvenne il triplice omicidio

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