Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Assemblea pubblica per creare subito un coordinamento nazionale sul welfare
NAPOLI Un’assemblea pubblica la costituzione di un coordinamento nazionale sul welfare per aprire una vertenza pubblica per discutere dei tagli alla spesa sociale che stanno provocando la chiusura dei servizi di assistenza sociale e socio-sanitaria per anziani, persone con disabilità e bambini. L’assemblea servirà a stabilire, insieme con sindacati, associazioni di utenti e familiari e altre organizzazioni del terzo settore, le prossime iniziative di denuncia della crisi del welfare pubblico.
«Negli anni il Governo - si legge in una nota - ha disinvestito nel welfare, riducendo progressivamente il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e non definendo i Livelli essenziali di assistenza (Liveas) con il loro relativo finanziamento che compete allo Stato, così come previsto dalla legge quadro sulle politiche sociali (la 328 del 2000) e dalla Costituzione (riforma dell’art. 117, c. 2, lett. m). La Costituzione infatti afferma che lo Stato ha potestà legislativa esclusiva in materia di «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale», mirando a garantire un livello di uguale godimento dei diritti sociali (e civili) in tutto il territorio nazionale, demandando alle Regioni la definizione delle modalità di organizzazione dei servizi e la possibilità di prevedere livelli ulteriori di assistenza». Esiste, secondo gli operatori anche una questione meridionale dell’assistenza. «La mancata attuazione di queste norme - prosegue la nota - comporta che l’Italia sul welfare sia divisa in due, con il Sud che presenta una spesa media sociale pro-capite di meno di un terzo di quella del Nord-Est: circa 50 euro rispetto a circa 160 euro. Allo stesso tempo sia la Regione Campania che gli enti locali stanno disinvestendo sul welfare. Il Comune di Napoli nell’ultima manovra di bilancio ha stabilito la riduzio- ne di 27 milioni di euro per le politiche sociali, con un taglio al welfare di circa 130 milioni in meno di tre anni».
La situazione è molto grave e sta investendo moltissimi servizi di assistenza. Un male per gli assistiti ma anche per gli stessi operatori che rischiano di vedersi recapitare le lettere di licenziamento. A causa dei tagli stanno già chiudendo i servizi di assistenza domiciliare per persone anziane e con disabilità, sono state ridotte le già esigue ore di assistenza a scuola per i bambini e ragazzi disabili e quelle per l’accompagnamento scolastico; stanno chiudendo le case di riposo per gli anziani e i convitti e semi-convitti per i minori a rischio.