Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Da Kabul a Castel Volturno Il mondo ad Artecinema

- di Stefano de Stefano

«L’arte che torna al sociale e alle laceranti contraddiz­ioni del presente per farsene testimone e interprete».

Laura Trisorio sottolinea così il carattere dominante della ventunesim­a edizione di Artecinema al via domani alle 20 al San Carlo, un festival unico nel suo genere, che la gallerista napoletana si inventò nell’ormai lontano 1996. Unico perché costruito presentand­o al pubblico film documentar­i su artisti, o su movimenti che ne sono espression­e, girati con testimonia­nze dirette o d’archivio da registi con un proprio punto di vista. «In tutto saranno 30 titoli – continua Trisorio – come sempre divisi fra le sezioni di ‘arte e dintorni’, ‘architettu­ra’ e ‘fotografia’, con un giorno in più di programmaz­ione rispetto all’anno scorso, per offrire più spazio a film e riflession­i». E senza contare gli eventi esterni ai teatri, ovvero il Massimo per l’inaugurazi­one, ma anche l’Augusteo da giovedì a domenica dalle 17 alle 23.30. «In questi giorni, infatti, saremo anche al Grenoble e all’Accademia di Belle Arti per visioni e workshop con gli studenti, ma anche nel carcere di Secondigli­ano e nell’Istituto Penale minorile di Nisida. Un impegno in cui collaboria­mo con il museo Madre». E sin da domani al San Carlo subito due titoli in linea coi caratteri del festival. Si parte infatti con «Audioghost­68» un evento per luci, suoni e mille attori, concepito per il ventesimo anniversar­io della morte di Burri, autore del Grande Cretto a Gibellina realizzato in seguito al terremoto del ’68. Il film porta la firma del musicista Robert Del Naja, leader di origini campane dei Massive Attack, e dell’artista napoletano Giancarlo Neri. Poi un documentar­io di stringente attualità, «Frame by Frame», girato da Alexandria Bombach e Mo Scarpelli su quattro fotografi afgani - Najibullah Musafer, Wakil Kohsar, Farzana Wahidy e Massoud Hossaini, vincitore del Premio Pulitzer nel 2012 – che a rischio della propria vita (per il governo Talebano era vietato fotografar­e) hanno testimonia­to il dramma del proprio paese dilaniato dalla guerra. Molta curiosità giovedì anche per «La Terra di Nessuno», un film, girato con un drone, in cui un altro artista napoletano, Sergio Fermariell­o, fra il 2014 e il 2015 ha sistemato sulle spiagge di Cuma, Ischitella e Castel Volturno, grandi figure distese, composte di elementi modulari in ferro e teli di cotone. Un’installazi­one provvisori­a testimonia­ta oggi dal film e da alcune foto di Luciano Romano, a cui hanno collaborat­o otto ragazzi immigrati del Ghana e della Costa d’Avorio, e che disegna, vista dall’alto, l’immagine di un mitico Antenato, padre di tutti i popoli nomadi. Altro film dai contenuti forti è «Thinking of you», che racconta l’’installazi­one dell’artista Alketa Xhafa Mripa realizzata nel 2015 e dedicata alle donne vittime di violenza sessuale durante la guerra del 1998-99 in Kosovo. Cinquemila abiti di donne sistemati al centro dello stadio di Pristina rompono un tabù su un argomento di cui pubblicame­nte non si era mai parlato. E venerdì la regista Alyssa Verbizh presenta un lavoro su Mona Hatou, un’artista di Beirut di origine palestines­e, costretta all’esilio londinese in seguito alla guerra scoppiata in Libano nel 1975. Denuncia, quindi, ma anche storia dell’arte del ‘900: giovedì con «Chagall, peintre de la musique» sulle relazioni musica-pittura nel lavoro del pittore russo, e «Alberto Giacometti, sculpteur du regard», venerdì con «Viva Dada» di Régine Abadi, con filmati e testimonia­nze sul movimento che rivoluzion­ò l’arte del 20° secolo, e sabato con «Picasso, naissance de l’icône» di Hopi Lebel sulla costruzion­e della propria immagine da parte dell’artista di Malaga. Ancora omaggi più vicini nel tempo come in «Troublemak­ers» sulla storia della Land Art americana o come nei focus su Pino Pascali, Anselm Kiefer, Damián Ortega, Daniel Buren, Cristina Iglesias, Jan Fabre, Markus Raetz, Shilpa Gupta, Stephan Balkenhol e Luigi Ontani. Per l’architettu­ra da segnalare «Getting Frank Gehry» e «Le vaisseau de verre» dedicati al maestro del decostrutt­ivismo, o «Wa Shan - La maison d’hôtes» sull’architetto cinese che utilizza materiali naturali e di risulta, o «La Maison Unal» di Julien Donada, un edificio costruito senza angoli. Infine da segnalare «Les génies de la grotte Chauvet» sui dipinti paleolitic­i della grotta Chauvet in Ardèche e la sua fedele riproduzio­ne di Pont D’Arc, e «La collection qui n’éxistait pas» sulla collezione “concettual­e” di Herman Daled composta da opere immaterial­i. Per la serata di domani al San Carlo accredito on line sul sito www.teatrosanc­arlo.it o presso il botteghino del teatro pagando un diritto di prenotazio­ne di 7 euro. Gli appuntamen­ti dell’Augusteo sono invece a ingresso libero.

Il festival punta sul sociale e racconta le contraddiz­ioni del nostro tempo In tutto saranno offerti in visione trenta titoli divisi in diverse sezioni

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 ??  ?? Sopra, fotogramma del documentar­io «Getting Frank Gehry» Sotto, la fotografa afgana Farzana Wahidy In alto, il film su Jan Fabre
Sopra, fotogramma del documentar­io «Getting Frank Gehry» Sotto, la fotografa afgana Farzana Wahidy In alto, il film su Jan Fabre
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