Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Da Kabul a Castel Volturno Il mondo ad Artecinema
«L’arte che torna al sociale e alle laceranti contraddizioni del presente per farsene testimone e interprete».
Laura Trisorio sottolinea così il carattere dominante della ventunesima edizione di Artecinema al via domani alle 20 al San Carlo, un festival unico nel suo genere, che la gallerista napoletana si inventò nell’ormai lontano 1996. Unico perché costruito presentando al pubblico film documentari su artisti, o su movimenti che ne sono espressione, girati con testimonianze dirette o d’archivio da registi con un proprio punto di vista. «In tutto saranno 30 titoli – continua Trisorio – come sempre divisi fra le sezioni di ‘arte e dintorni’, ‘architettura’ e ‘fotografia’, con un giorno in più di programmazione rispetto all’anno scorso, per offrire più spazio a film e riflessioni». E senza contare gli eventi esterni ai teatri, ovvero il Massimo per l’inaugurazione, ma anche l’Augusteo da giovedì a domenica dalle 17 alle 23.30. «In questi giorni, infatti, saremo anche al Grenoble e all’Accademia di Belle Arti per visioni e workshop con gli studenti, ma anche nel carcere di Secondigliano e nell’Istituto Penale minorile di Nisida. Un impegno in cui collaboriamo con il museo Madre». E sin da domani al San Carlo subito due titoli in linea coi caratteri del festival. Si parte infatti con «Audioghost68» un evento per luci, suoni e mille attori, concepito per il ventesimo anniversario della morte di Burri, autore del Grande Cretto a Gibellina realizzato in seguito al terremoto del ’68. Il film porta la firma del musicista Robert Del Naja, leader di origini campane dei Massive Attack, e dell’artista napoletano Giancarlo Neri. Poi un documentario di stringente attualità, «Frame by Frame», girato da Alexandria Bombach e Mo Scarpelli su quattro fotografi afgani - Najibullah Musafer, Wakil Kohsar, Farzana Wahidy e Massoud Hossaini, vincitore del Premio Pulitzer nel 2012 – che a rischio della propria vita (per il governo Talebano era vietato fotografare) hanno testimoniato il dramma del proprio paese dilaniato dalla guerra. Molta curiosità giovedì anche per «La Terra di Nessuno», un film, girato con un drone, in cui un altro artista napoletano, Sergio Fermariello, fra il 2014 e il 2015 ha sistemato sulle spiagge di Cuma, Ischitella e Castel Volturno, grandi figure distese, composte di elementi modulari in ferro e teli di cotone. Un’installazione provvisoria testimoniata oggi dal film e da alcune foto di Luciano Romano, a cui hanno collaborato otto ragazzi immigrati del Ghana e della Costa d’Avorio, e che disegna, vista dall’alto, l’immagine di un mitico Antenato, padre di tutti i popoli nomadi. Altro film dai contenuti forti è «Thinking of you», che racconta l’’installazione dell’artista Alketa Xhafa Mripa realizzata nel 2015 e dedicata alle donne vittime di violenza sessuale durante la guerra del 1998-99 in Kosovo. Cinquemila abiti di donne sistemati al centro dello stadio di Pristina rompono un tabù su un argomento di cui pubblicamente non si era mai parlato. E venerdì la regista Alyssa Verbizh presenta un lavoro su Mona Hatou, un’artista di Beirut di origine palestinese, costretta all’esilio londinese in seguito alla guerra scoppiata in Libano nel 1975. Denuncia, quindi, ma anche storia dell’arte del ‘900: giovedì con «Chagall, peintre de la musique» sulle relazioni musica-pittura nel lavoro del pittore russo, e «Alberto Giacometti, sculpteur du regard», venerdì con «Viva Dada» di Régine Abadi, con filmati e testimonianze sul movimento che rivoluzionò l’arte del 20° secolo, e sabato con «Picasso, naissance de l’icône» di Hopi Lebel sulla costruzione della propria immagine da parte dell’artista di Malaga. Ancora omaggi più vicini nel tempo come in «Troublemakers» sulla storia della Land Art americana o come nei focus su Pino Pascali, Anselm Kiefer, Damián Ortega, Daniel Buren, Cristina Iglesias, Jan Fabre, Markus Raetz, Shilpa Gupta, Stephan Balkenhol e Luigi Ontani. Per l’architettura da segnalare «Getting Frank Gehry» e «Le vaisseau de verre» dedicati al maestro del decostruttivismo, o «Wa Shan - La maison d’hôtes» sull’architetto cinese che utilizza materiali naturali e di risulta, o «La Maison Unal» di Julien Donada, un edificio costruito senza angoli. Infine da segnalare «Les génies de la grotte Chauvet» sui dipinti paleolitici della grotta Chauvet in Ardèche e la sua fedele riproduzione di Pont D’Arc, e «La collection qui n’éxistait pas» sulla collezione “concettuale” di Herman Daled composta da opere immateriali. Per la serata di domani al San Carlo accredito on line sul sito www.teatrosancarlo.it o presso il botteghino del teatro pagando un diritto di prenotazione di 7 euro. Gli appuntamenti dell’Augusteo sono invece a ingresso libero.
Il festival punta sul sociale e racconta le contraddizioni del nostro tempo In tutto saranno offerti in visione trenta titoli divisi in diverse sezioni