Corriere del Mezzogiorno (Campania)

BISOGNA RISARCIRE IL SUD

- Di Nicola Saldutti

Se c’è una cosa che sarebbe utile recuperare, ogni tanto, questa è la memoria. Soprattutt­o quando si parla di vicende intricate, che coinvolgon­o, e hanno coinvolto, soggetti pubblici e soggetti privati. Istituzion­i e realtà del territorio. Per sapere come andò davvero la storia del vecchio Banco di Napoli vent’anni sono ancora pochi. Fu un crac annunciato? Era l’unico modo che lo Stato aveva per risolvere la questione? Le persone sono ancora in attività per poter raccontare una storia condivisa. Ma quando dal Banco si passa ad analizzare la storia della Sga, la Società per la gestione delle attività, il salto nell’attualità diventa istantaneo. Non solo per i 500 milioni che sono stati trasferiti ad Atlante, la società che sta trattando il caso delle sofferenze del Monte dei Paschi e il salvataggi­o della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Sembra di leggere due storie parallele, a distanza di vent’anni. Allora toccò al Banco, oggi a un pezzo consistent­e del sistema bancario italiano. E viene persino il dubbio che se vent’anni fa il campanello d’allarme dell’istituto di via Toledo fosse stato considerat­o come una spia di un sistema del credito italiano più fragile di quanto apparisse, ci saremmo evitate molte brutte sorprese. E veniamo al nodo dei diritti. Il presidente della Fondazione Banco di Napoli, che ha visto praticamen­te azzerato il suo patrimonio per effetto di quel salvataggi­o, ha ricordato su queste pagine come siano scaduti i termini di prescrizio­ne per poter chiedere i 100 milioni ai quali l’ente potrebbe aver diritto.

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