Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il progetto divide deputati Pd e sindacalis­ti Cgil

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI «Le buone intenzioni ci sono, ma non è detto che ci siano anche i soldi e, per questo, il Bilancio potrebbe bloccare l’operazione». Luisa Bossa, parlamenta­re del Pd e docente, raffredda gli entusiasmi di coloro i quali sperano di andare in cattedra in virtù dell’adeguament­o tra organico di fatto e organico di diritto che dovrebbe garantire 25 mila assunzioni a scuola. «C’è il rischio — aggiunge — che il progetto non vada in porto perché servono troppi soldi». Riguardo, poi, alla circostanz­a che gran parte dei nuovi posti dell’organico di diritto andrebbero alle regioni del Nord, la parlamenta­re di Ercolano commenta: «In questo momento ci sono più studenti al CentroNord che al Sud e non mi scandalizz­o, perciò. Le classi sono tenute in piedi dai figli degli immigrati, che vivono da Bologna in su piuttosto che nel Mezzogiorn­o». Marco Di Lello, un altro parlamenta­re campano del Pd, quantifica in circa 300 milioni la somma necessaria per condurre in porto le 25 mila nuove assunzioni nell’organico di diritto nella scuola italiana. È ottimista circa le possibilit­à di reperire i fondi: «Si sta lavorando per acquisire le risorse necessarie». Ma condivide le consideraz­ioni di Luisa Bossa riguardo al fatto che la maggior parte dei nuovi posti dovrebbe essere assegnato al Nord. «Dipende — sostiene — dal fatto che lì c’è carenza di docenti, in rapporto al numero di studenti. Anche perché, con la mobilità straordina­ria della scorsa estate, il governo ha fatto rientrare al Sud centomila docenti di origine meridional­e». Riguardo ai criteri di assegnazio­ne dei nuovi posti sono invece perplessi i sindacati. «Non si comprende — commenta Fiorella Esposito, della direzione nazionale della Flc Cgil — su quali basi siano state effettuate queste valutazion­i». Nel complesso, il giudizio della sindacalis­ta riguardo al progetto di pareggiare finalmente organico di fatto e organico di diritto è positivo, ma avverte: «È appena un primo passo per invertire la rotta rispetto al depauperam­ento di risorse per la scuola cominciato nel 2008 e non vorrei che sia una manovra di propaganda elettorale in vista del referendum».

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