Corriere del Mezzogiorno (Campania)
A Ercolano c’è anche la app, a Pompei non c’è niente
Buonajuto: «In caso d’allarme, partono gli sms». Il commissario Cafagna: «Persi i fondi»
NAPOLI Nemmeno Pompei, la città sepolta dall’eruzione del 79 d.C., si è dotata in questi anni di un Piano di emergenza. Il Corriere del Mezzogiorno lo ha denunciato con un articolo a fine agosto scorso. Ma nel frattempo il sindaco Nando Uliano è stato sfiduciato dalla sua maggioranza e le sue promesse di provvedere in breve tempo a ogni adempimento per mettere in salvo i propri concittadini sono cadute assieme al suo incarico. Il prefetto Donato Cafagna, già commissario di governo all’emergenza roghi della Terra dei fuochi, è stato incaricato di gestire l’ordinario nel Comune del Santuario Mariano e degli Scavi. «La questione del Piano di emergenza e dell’assenza delle aree di attesa dove convogliare i cittadini in caso di emergenza — confessa — è uno dei primi temi che ho dovuto affrontare. E ho affidato questo impegno al comando della Polizia municipale. Ritengo, tra l’altro, inle, dispensabile intervenire per recuperare i fondi che erano stati stanziati e che a Pompei non sono mai arrivati. Spero — aggiunge consapevole delle difficoltà — che si riesca a venirne fuori il prima possibi- dato che Pompei, oltre alla popolazione residente, ha l’obbligo e la necessità di salvaguardare anche i numerosissimi turisti e pellegrini che si recano rispettivamente agli Scavi e nel Santuario e non possiamo perdere altro tempo».
L’amministrazione comunale di Ercolano, guidata dal sindaco pd Ciro Buonajuto, oltre ad aver redatto il Piano di emergenza con ben 13 aree di attesa ha persino realizzato una app dedicata a ogni tipologia di allarme: da quello vulcanico a quello sismico, dal rischio alluvione a quello idrogeologico. «In caso di necessità — racconta — ogni mio concittadino che ha scaricato la app riceve un sms di avviso e gli aggiornamenti in tempo reale sulle vie di fuga più libere». Da Pompei, completamente sguarnita, a Ercolano, con una tecnologia addirittura all’avanguardia per proteggersi dagli eventi calamitosi. Non c’è via di mezzo nella cosiddetta «zona rossa». O forse sì. Come a Torre del Greco, dove il Piano di emergenza esiste, ma non è stato ancora aggiornato e i fondi dedicati della Protezione civile spesi solo parzialmente. «Siamo riusciti — conferma il sindaco Ciro Borriello — a individuare almeno le aree di attesa: il campo sportivo, l’area Leopardi e la zona portuale. Mentre sono andati persi i fondi per la comunicazione».