Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Risarcimento sfumato? Marrama sbaglia Che tristezza il silenzio di Comune e Regione»
L’ex timoniere della Fondazione di via Tribunali: ora si convochi subito il consiglio generale
«Sono molte le strade per arrivare a un contenzioso e gli argomenti legittimi per far valere un diritto al risarcimento da parte della Fondazione sono più d’uno. Gustavo Minervini diceva: pensiamo solo a interrompere i termini. E lui era un grande giurista». Adriano Giannola, presidente di Svimez e già consigliere del fu Banco di Napoli nonché ex presidente della Fondazione Banco di Napoli, risponde alle dichiarazioni di Daniele Marrama rilasciate ieri al
Corriere del Mezzogiorno.
L’attuale presidente della struttura con sede in via Tribunali — che del vecchio Banco era azionista di maggioranza — ha sostenuto, infatti, che a suo parere l’Istituto ha perso l’occasione per chiedere un risarcimento danni al Tesoro — «da almeno 100 milioni di euro» — in quanto la richiesta di interruzione della prescrizione, che veniva inviata periodicamente dalla Fondazione, riguardava solo possibili danni per omessa vigilanza. E non interveniva sulla vicenda dell’asta per la vendita della banca. «Io invece ritengo – risponde Giannola - che l’interruzione dei termini sia valida perché è stata fatta in solido con tutti i soggetti coinvolti e non si riferisce solo all’omessa vigilanza, ma è stata inviata in vista di un risarcimento danni derivanti da qualsiasi causa avesse potuto provocare nocumento alla Fondazione. Quindi sia per le curiose procedure dell’asta sia per la valutazione dei crediti anomali dati alla Sga (e poi tutti recuperati), sia per altro».
Dunque secondo lei permane ancora il diritto alla richiesta di risarcimento danni in un eventuale contenzioso?
«Sì certamente. A mio parere questa prescrizione non era fatta per una causa precisa ma per un’esigenza di risarcimento dovuta per l’abbattimento del capitale subìto, che è il vero nocciolo della questione».
A cosa si riferisce?
«La Fondazione aveva un patrimonio di 4 mila miliardi di lire, poi ridotto a 1.800, poi ridotto a zero. Ed era un patrimonio di tutto il Mezzogiorno, l’area sulla quale essa opera. Considerando un rendimento del 3 per cento annuo su 2 miliardi di euro, il danno da qui all’eternità è presto calcolato: 120 milioni di euro l’anno mancanti, che si sarebbero potuti utilizzare per aspetti civili, sociali, culturali».
E per quanto riguarda i diritti sulla Sga?
«È certo, come dice a ragione Marrama, che ora con la Sga c’è un ulteriore motivo specifico, relativo alla Società stessa, e al decreto con cui era stata istituita che prevedeva dei diritti dei vecchi azionisti. Ma sono tutte cose che si tengono assieme e non si escludono, dando ancora più forza a questa richiesta di risarcimento».
Cosa pensa del fatto che la politica si sta finalmente
muovendo sulla questione?
«Mi fa piacere che i parlamentari se ne siano accorti. E ben venga una commissione di inchiesta parlamentare. Rilevo con amarezza e tristezza, però, l’assenza di posizione delle Istituzioni: il sindaco, il presidente della Regione, cioè coloroche sono corpo fondante della Fondazione, non si sono proprio mossi».
I politici dunque sono tenuti, secondo lei a intervenire?
«Certamente, e questa è la vera questione. Le Istituzioni che esprimono di diritto dei rappresentanti all’interno della Fondazione, e che per certi versi avrebbero un obbligo morale a lavorare per il bene della Fondazione e a dare mandato di agire, non si sono mai pronunciati».
Un gioco degli specchi, insomma?
«Così parrebbe».
Ma l’assemblea della Fondazione si è mai espressa su possibili contenziosi con richieste di risarcimento, che lei sappia?
«Il consiglio generale non può esprimersi perché non è convocato da tempo. E non mi risulta che il presidente Marrama l’abbia mai convocato neppure per ratificare le nuove nomine risalenti ormai a molti mesi fa. Ora dovrebbe farlo perché entro ottobre ha il compito statutario di discutere il documento programmatico 2017. Magari nel frattempo avrà avuto il parere del consulente legale incaricato».
Per me l’interruzione dei termini è valida perché riguarda in solido tutti i soggetti coinvolti. Non è stata pensata solo per il caso di omessa vigilanza, bensì in vista di un risarcimento per danni derivanti da qualsiasi causa