Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Colao: analizzare quei dati è stato come tornare indietro negli anni
NAPOLI «La cosa più difficile nell’analizzare i risultati della ricerca è stata dover prendere atto di una situazione che, nonostante i nostri sforzi, ci riporta indietro negli anni. E’ incredibile come tutte queste discriminazioni siano ancora solidamente incardinate nel tessuto sociale che abbiamo analizzato. Resiste ancora una forte “involontaria violenza” nei confronti di chi è “diverso”». La professoressa Annamaria Colao commenta così i dati della ricerca presentata ieri nell’abito della settimana della prevenzione “Alpha Omega”.
Perché parla di involontaria violenza che viene effettuata sui bambini?
«Perché il più delle volte, nei casi che abbiamo analizzato, si è trattato di mancanza assoluta di conoscenza, di comprensione dell’altro. Credo ci sia ancora molta confusione e una forte carenza degli strumenti culturali attraverso i quali la diversità può essere compresa e considerata per quello che è, vale a dire una ricchezza».
Quali potrebbero essere le conseguenze per questi bambini non accettati dagli altri?
«Sentirsi intimamente spinti a comportamenti che il gruppo non solo non comprende, ma censura, porta l’individuo a sentirsi inadeguato. Si crea quindi un senso di frustrazione che con il passar degli agli anni può tradursi in atti di autolesionismo. Allo stato è come se solo una parte minima di diversità venisse accetta, quella parte che in un certo senso è stata omologata. La sessualità non fa parte di questa sfera. Ovviamente, quando questi comportamenti vengono messi in atto nei confronti di bambini il risultato può essere devastante».
E’ solo una questione di contesto, oppure intervengono altri fattori?
«Quello che sappiamo è che il contesto ha una forte influenza. Replicando lo studio in ambienti culturalmente più solidi otterremmo in ogni caso risposte migliori? Difficile dirlo con certezza. Certo è che in contesti meno disagiati dovrebbero sussistere gli strumenti culturali atti a consentire una migliore comprensione della diversità. Per ora posso solo dire che i risultati ottenuti in questo contesto sono molto preoccupanti e che sarà necessario intervenire con azioni ben precise».
Quali?
«Bisogna affidarsi ai professionisti. Mi riferisco a specialisti che siano in grado di affiancare il tessuto sociale e che aiutino a realizzare un’integrazione sempre più completa. È importante trasmettere il concetto che così come esiste una maggioranza esistono anche molte minoranze. Solo così possiamo mettere al sicuro i nostri ragazzi».
Crede che il problema riguardi anche i ragazzi più grandi?
«La speranza è che gli adulti, che hanno una personalità più definita, siano più capaci di sostenere comportamenti discriminatori. Tuttavia anche i più grandi, quando si trovano a combattere contro questi pregiudizi, possono avere un crollo».
Mancano gli strumenti culturali ma quella violenza è del tutto involontaria