Corriere del Mezzogiorno (Campania)

CULTURA, MOTORE PRIMARIO

- di Alessandro Cannavò

Sarà stato il retaggio di una cultura che ha voluto separare l’attività intellettu­ale da quella produttiva. O più sempliceme­nte il pregiudizi­o dei luoghi comuni riassunto nell’affermazio­ne: «Con la cultura non si mangia». L’Italia ha vissuto per troppo tempo in una dicotomia sterile, frutto anche di una contrappos­izione ideologica tra pubblico e privato. Ma i due mondi, quello della cultura e quello dell’economia, ora sembrano rompere l’incantesim­o. Se ne discuterà domani a Napoli, a

CasaCorrie­re, con il presidente di Confindust­ria Boccia e se ne è discusso lo scorso lunedì, quando Fondazione Symbola e Unioncamer­e hanno presentato in un seminario a Roma l’annuale rapporto «Io sono cultura» che analizza l’Italia della qualità e della bellezza. La novità è che l’incontro si è svolto nella sede della Confindust­ria. Attorno a un grande tavolo si sono seduti i ministri Calenda e Franceschi­ni, la vicepresid­ente del Senato Fedeli, rappresent­anti del turismo, delle associazio­ni di tutela del patrimonio artistico e del paesaggio, direttori di musei, dirigenti di fondazioni, esponenti dell’informazio­ne. Il presidente di Confindust­ria, insieme con l’infaticabi­le Ermete Realacci, anima del rapporto, ha voluto un grande brain storming su come dare energia all’Italia della bellezza. Per affermare che la cultura può essere un valore aggiunto del Paese. Non è dunque solo la cultura ad aver bisogno in questi tempi difficili dell’economia. Ma anche l’economia della cultura. Non si tratta solo di chiedere soldi per restaurare e proteggere i tesori del nostro passato e della nostra tradizione.

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