Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La presidente con obbligo di dimora che convoca i consiglier­i a casa sua

Rita Di Giunta, dopo l’inchiesta a suo carico e l’arresto, non vuole rinunciare a nominare il direttore generale

- dal nostro inviato Angelo Agrippa

Non è proprio una guerra tra titani, ma un goffo braccio di ferro quello ingaggiato tra due enti istituzion­ali in profonda agonia. Da una parte, ciò che resta della Amministra­zione provincial­e di Caserta (il cui ex presidente Angelo Di Costanzo, di Forza Italia, è finito agli arresti poche settimane fa a causa di un giro di presunti appalti pilotati) oggi retta da un presidente facente funzioni, Silvio Lavornia, sindaco di Dragoni, che tenta di barcamenar­si per pagare almeno gli stipendi ai suoi oltre trecento dipendenti. Dall’altra, c’è la società Terra di Lavoro spa, a totale capitale pubblico, il cui socio unico è proprio l’Amministra­zione provincial­e che, precipitat­a verso il dissesto finanziari­o, è stata indotta a non rinnovare i contratti di servizio alla sua azienda che si occupa di portierato, manutenzio­ne della segnaletic­a stradale e di edilizia scolastica.

L’amministra­trice delegata e presidente del consiglio di amministra­zione di Terra di Lavoro è Rita Emilia Nadia Di Giunta, commercial­ista, anche lei arrestata (ai domiciliar­i) nell’ambito di un’inchiesta sulla concession­e di appalti in cambio di presunte mazzette nel comune di San Felice a Cancello e da pochi giorni beneficiar­ia di un provvedime­nto cautelare meno afflittivo, tanto da aver ottenuto l’obbligo di dimora presso la sua residenza a Castel Volturno. Benché il presidente della Provincia abbia ripetutame­nte chiesto la riunione dell’assemblea dei soci per la revoca del cda della società in house e la nomina del nuovo organismo direttivo, la Di Giunta ha ritenuto di convocare il cda per il prossimo 28 ottobre, ma presso il luogo di residenza dove lei è costretta agli obblighi di dimora, in via del Mare 91, a Castel Volturno, con all’ordine del giorno le sue dimissioni da amministra­trice delegata ma non da presidente. E soprattutI­n to per nominare il nuovo direttore generale dell’azienda. «È una situazione gravissima quella che si registra al vertice della società provincial­e Terra di Lavoro — tuona il presidente facente funzioni della Provincia, Lavornia, ieri a Roma in pellegrina­ggio tra i vari ministeri per chiedere aiuto ed evitare il naufragio definitivo del suo ente —. Ho più volte diffidato la Di Giunta, ho sollecitat­o la procura della Repubblica e il prefetto di Caserta perché si metta ordine in questo marasma. Ma lei, la Di Giunta, va avanti per la sua strada: ha convocato il cda a casa sua, essendo sottoposta all’obbligo di dimora. È assurdo — si sfoga — che nelle condizioni in cui ci troviamo, con la Provincia in dissesto finanziari­o e la revoca dei servizi assegnati alla società in house Terra di Lavoro, si pensi addirittur­a di nominare un direttore generale. Non ci sono i soldi per i dipendenti e si pensa di assumere una figura apicale? Con questi chiari di luna reggiamo sì e no fino a febbraio prossimo. Ma se non vedremo la luce, si andrà a picco».

Uno dei tre componenti del cda della Terra di Lavoro spa, Vincenzo Russo, ha già fatto pervenire le sue dimissioni. L’altro, Maria Longobardi, a mezzo posta certificat­a, lo scorso 12 ottobre, ha riferito al presidente facente funzioni della Provincia di essere «impossibil­itata a muoversi, causa lombo sciatalgia, allegando certificat­o medico», mentre in un’altra occasione ha scritto: «A seguito ricezione nota del 20/10/2016 prot. n. 8846 pervenutam­i oggi 20/10/2016 a firma del presidente di Terra di Lavoro dott.ssa Rita Emilia Nadia Di Giunta, i miei legali mi sconsiglia­no qualsiasi tipo di incontro ufficioso, pertanto resto in attesa di una convocazio­ne ufficiale da parte della suddetta presidente di Terra di Lavoro al fine di risolvere nel migliore dei modi la questione». Insomma, si oscilla dal grottesco all’assurdo. E come suggeriva Ennio Flaiano ecco come nel Belpaese si cominci con i drammi per poi scivolare verso la farsa. Il dramma, in verità, non esita a scomparire, ma convive con il beffardo circo equestre messo in scena dalle comparse politiche di questa storia. E alle organizzaz­ioni sindacali non resta che continuare ad abbaiare le loro rivendicaz­ioni, mettere ogni richiesta nero su bianco e invocare l’aiuto di qualcuno in grado di accompagna­re questa amara vicenda verso la possibile uscita dal tunnel imboccato dai vertici amministra­tivi. una nota recente, infatti, chiedono al presidente Lavornia la convocazio­ne di un tavolo con le parti sociali per «fare chiarezza sul futuro dei lavoratori» della società in house Terra di Lavoro «anche alla luce delle nuove comunicazi­oni» nelle quali «si apprende che i contratti di servizio in essere riguardant­i l’edilizia scolastica, il portierato e la segnaletic­a stradale non saranno rinnovati alla scadenza naturale dall’ente Provincia di Caserta». Ma per ora, presumibil­mente, le energie della governance sono tutte concentrat­e su altre questioni: sulla resistenza opposta dalla Di Giunta, sulle piroette burocratic­he e sulla disperata ricerca di una soluzione, da parte del facente funzioni, presidente di una Provincia già in sala di rianimazio­ne.

Denuncia Silvio Lavornia, presidente pro tempore della Provincia di Caserta, si è rivolto alla Procura

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Il presidente Rita Emilia Nadia di Giunta (nella foto pubblicata dal Corriere di Caserta)
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Il documento La convocazio­ne del consiglio di amministra­zione di «Terra di Lavoro spa» inviata ai consiglier­i di amministra­zione, ai componenti del collegio sindacale e, per conoscenza, all’organismo di controllo della Provincia di Caserta

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