Corriere del Mezzogiorno (Campania)
CasaCorriere Se l’investimento è cultura
Domani l’incontro a Sant’Andrea delle Dame su arte e mecenatismo
In principio fu Gaio Cilnio Mecenate, l’intellettuale di origine etrusca senza il quale non ci sarebbe stata né l’Eneide di Virgilio né la grandezza augustea. L’antonomasia ne ha fatto un sostantivo tra i più invocati nel Mezzogiorno che domani CasaCorriere pone al centro della discussione al chiostro di Sant’Andrea delle Dame (alle 18).
«Quando l’arte incontra un mecenate» è infatti la traccia che seguiranno i protagonisti del quinto pomeriggio napoletano dedicato all’iniziativa del Corriere del Mezzogiorno che celebra i 140 anni dalla fondazione del Corriere della Sera, scegliendo di «abitare» la bellezza della città in sitiscrigni nei quali la redazione trasloca per un giorno, dialogando con i tanti lettori della community di questa specialissima «casa». I protagonisti di domani sono Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, Giuseppe Paolisso, rettore della Seconda Università degli Studi di Napoli, con lo storico ed editorialista Giuseppe Galasso e Massimo Osanna, soprintendente ai Beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia. A condurre sarà come di consueto il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Errico e a concludere il «narratore» del ciclo Maurizio de Giovanni. Parlare ma anche vedere. Più sensi entrano in campo meglio è per la comprensione dei temi. Così gli studenti della Laurea magistrale in Design per l’innovazione (Sun, dipartimento di Ingegneria civile, Design, Edilizia e Ambiente) offriranno allo sguardo l’installazione performativa «Vestire l’arte: cultura e industrie creative». Relazione sempre più indispensabile che sarà anche al centro dell’intervento del presidente di Confindustria. «Faccio mia una frase di Ermete Realacci: “Quando entra in gioco la bellezza e l’equilibrio entra in gioco l’Italia”» anticipa Boccia. «Ecco il nostro Paese e il profondo legame che unisce impresa e cultura. L’Italia è bella nel suo paesaggio storico e naturale. È bella continua - nei suoi prodotti e nel suo stile di vita. Secoli di storia, di arte e di creatività ci hanno consegnato un patrimonio straordinario che costituisce la nostra migliore arma competitiva. Il nostro Paese suscita ovunque un sentimento di ammirazione. Dobbiamo concretizzarlo e attrezzarci per dare massimo lustro al brand Italia, accogliere sempre più visitatori da tutto il mondo con un’offerta all’altezza delle loro aspettative e raccontare le tante eccellenze del nostro territorio e della nostra industria». Ed eccellenza è ovviamente Pompei per il cui futuro centrale potrebbe essere anche il ruolo dei privati. «Il rapporto del mecenatismo con Pompei in tutti questi anni è stato inversamente proporzionale alla grande offerta e possibilità che il sito poteva offrire agli imprenditori» racconta il soprintendente Osanna. «Ma è tuttavia vero che ad oggi il ministero ha creato, attraverso una serie di iniziative legislative come l’Art Bonus, gli strumenti favorevoli ad un certo tipo di investimento in cultura alla quale i nostri imprenditori erano disabituati. La stessa Pompei solo ora, avendo conseguito grazie al Grande Progetto un globale livello di assestamento e messa in sicurezza di tutta l’area, è in grado finalmente di porre le basi per investimenti nei più svariati progetti, da quelli più circoscritti come il restauro di singoli affreschi o reperti - per di più già operati il restauro di affreschi nella casa della Fontana Piccola: attraverso Fondazione CittàItalia, o anche la devoluzione degli incassi del libro di Alberto Angela per l’affresco della casa dell’Adone ferito - ad interventi su interi ambienti, o anche in attività di manutenzione ordinaria». E si può sperare nel meglio. «Non è trascurabile a mio parere e pur nel paradosso - conclude Osanna che un’immagine finalmente positiva del sito può invogliare a dar un contributo di ulteriore salvaguardia, spingendo l’imprenditore a legare il proprio marchio a un bene patrimonio universale, oggetto di un grande rilancio. Un confronto che spesso viene chiamato in campo è quello con il sito di Ercolano, un modello di collaborazione pubblico-privata dalle caratteristiche eccezionali e ben riuscito che tuttavia non si poteva immaginare replicabile a Pompei. In primis per le dimensioni del sito archeologico - 4,5 ettari contro i 66 di Pompei di cui 444 alla luce - le stesse che hanno consentito che sull’intervento generale di conservazione potesse operare un gruppo interdisciplinare di professionisti esterni che, lavorando al fianco e sotto la supervisione della Soprintendenza, favorissero lo snellimento delle attività. Nell’ottica dell’ampia collaborazione che siamo riusciti a mettere in campo sul piano della ricerca e dello studio con professionisti, Istituti culturali e università di diversa provenienza, la Soprintendenza è oggi, più che mai, aperta a valutare ogni forma di possibile interazione e contributo da parte del privato».
Boccia Secoli di storia e di creatività ci hanno consegnato un patrimonio che costituisce la nostra migliore arma competitiva Osanna Pompei solo ora, grazie al Grande progetto, è in grado di porre le basi per attrarre capitali privati