Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Negli affreschi la suora che mangiò il diavolo
È un raro esempio di spazio ben preservato nella storia cinquecentesca della collina di Caponapoli: la Sala degli Affreschi di Sant’Andrea delle Dame appartiene alla Seconda Università di Napoli che ha di recente restaurato il prezioso ciclo di dipinti di Belisario Corenzio. La sala, che domani ospiterà l’evento di «CasaCorriere», era l’antico refettorio del chiostro di Sant’Andrea delle Dame, oggi nella Facoltà di Medicina e Chirurgia del Secondo Ateneo napoletano. Si tratta di una grande aula coperta a botte, sulle cui pareti gli stucchi incorniciano l’interessante ciclo di pitture con un insieme di storie bibliche, evangeliche e agiografiche, provenienti da diverse fonti, legate tra loro dal tema del cibo. Corenzio, artista greco naturalizzato napoletano, eseguì il ciclo con la sua scuola tra il 1599 e il 1600.
Nel refettorio di Sant’Andrea delle Dame, le monache si riunivano per ogni occasione, ma principalmente, com’è ovvio, per mangiare, e le pitture avevano il compito di collegare il bisogno profano di nutrire il corpo con quello di nutrire l’anima ed evitare il peccato. Ed ecco, quindi, la «Comunione degli Apostoli» e la «Storia delle spighe strappate», mentre sulla parete di ingresso si succedono le storie di «Elia e la vedova di Sarepta», la «Cena di Emmaus», la «Cena di Gregorio Magno», «Daniele nella fossa di leoni nutrito da Abacuc e dall’angelo». Sulla parete di fronte dopo «Abramo visitato dagli angeli», spicca la scena di una suora intenta a mangiare i prodotti di un orto, tra i quali si vede spuntare un piccolo diavoletto; si tratta di un aneddoto tratto dai «Dialoghi di San Gregorio Magno»: la storia di una suora golosa, che mangiando con golosità una lattuga, dimenticò di benedirla col segno della croce e inghiottì quindi un demonio, da cui sarebbe stata liberata grazie ad un intervento di Sant’Equizio.
Gli affreschi, oscurati in passato da ridipinture, da vernici ossidate e da uno spesso strato di sporco sono stati recentemente recuperati dal restauro che li ha restituiti ad una migliore condizione di leggibilità.