Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Cormino e l’emozione che serve alla conoscenza

- Di Marco Demarco

«Come Gesù si fidava di Giuda così noi ci fidiamo della mente...». Impegnato sul fronte della formazione, della comunicazi­one e dei processi cognitivi, un giorno Francesco Cormino va a Padova, entra nella Cappella degli Scrovegni e, colpito come tutti dalla magia di quel luogo, ne trae anche l’idea centrale del suo agile ma intenso libro: Conoscenza. Tra il lampo dell’intuizione e il calore dell’emozione (Edizione Conoscenza). Se a lui, a suo tempo lettore di «Bleck Macile gno», «Capitan Miki» e «Nembo Kid», quel meraviglio­so fumetto ante litteram firmato da Giotto aveva dato lo spunto per le sue riflession­i, non sarà che proprio in questo risiederà l’essenza stessa della conoscenza? Vale a dire, in questo misterioso scatenarsi di ricordi e premonizio­ni, di razionalit­à e sentimento?

Per quanto temibile, scrive Cormino, il bosco ignoto va esplorato e per attraversa­rlo la mente è uno degli strumenti per farlo, ma non è l’unico. Del resto, fosse bastata la perizia... E invece no. «Il senso del sacro irradiato dagli affreschi di Giotto - spiega - è reso possibi- da una riverenza dell’artista per una dimensione trascenden­te, dal convincime­nto che alla sua mano, per quanta esperta, occorresse una guida interiore per esprimersi». E che non sia esclusivam­ente una questione di fede lo testimonia il fatto che ognuno ha qualcosa che lo spinge. Potrebbe essere il semplice desiderio. Ma potrebbe anche essere qualcosa di più.

Attraversa­ndo i campi della pedagogia, della politica, dell’economia e delle neuroscien­ze — aiutandosi ora con Pinocchio o Biancaneve, ora con l’Infinito leopardian­o o l’Adriano di Yourcenar — Cormino cerca appunto di individuar­e quel qualcosa che ci porta a prendere una direzione anziché un’altra, proprio come la Claire di «Fino alla fine del mondo» di Wim Wenders, che «cambiò direzione, cambiando per sempre la sua vita, cambiando le vite di tutti noi». Insomma, c’è da riflettere su cosa fu a spingere EinL’economia sten, «travisando la realtà delle cose, ad approdare a una realtà più profonda delle cose». O Shakespear­e a raccontarc­i di Romeo e Giulietta, arrivati lì dove «la razionalit­à avrebbe suggerito una rinuncia». Non uniformars­i al già noto, non nasconders­i le emozioni, non temere l’abisso: ecco, spiega Cormino, solo alcune delle lezioni che ci vengono dalla storia dell’uomo. E per il futuro non sarà diverso, anche se nelle mappe della conoscenza le aree dell’ignoto continuano a ridursi. La politica non potrà vivere di solo tecnica. Gli eurocrati non potranno andar lontano se sprovvisti di visione. non potrà ridursi al solo interesse materiale. In buona sostanza, nessuno potrà illudersi «di custodire il mondo grazie alla propria formula salvifica, grazie a sofisticat­i algoritmi previsiona­li».

Cosa ci motiverà, allora? Resta un mistero, naturalmen­te. Ma è fin troppo chiaro che, come nelle migliori visioni olistiche, anche in quella di Cormino la risposta è da ricercare in qualcosa che è dentro di noi: in quella pulsione interiore che ci spinge al tutto. Al mitico tutto unitario che non c’è più, ma che forse un tempo c’è stato e di cui misteriosa­mente, ognuno per proprio conto, ancora conserva memoria.

«Il microscopi­o scopre, ma è il cannocchia­le a indicare il senso», scrive Cormino.

@mdemarco55

Il passato Non uniformars­i al noto, non temere l’abisso: lezioni che vengono dalla storia

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