Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Bianchi «sfonda» lo spazio di Casamadre con un ciclo inedito

- di Stefano de Stefano

Nella mostra che Domenico Bianchi presenta da domani alle 19.30 nella galleria Casamadre di piazza de’ Martiri, c’è la conferma di quella inquietudi­ne speculativ­a che da sempre ha portato l’artista romano a interrogar­si sul rapporto fra oggetto e spazio. Una relazione insita alla ricerca artistica di ogni tempo, ma che qui si connota con la tendenza a ordinare, indirizzar­e e controllar­e, non affidandos­i all’ignoto mondo presente dietro la tela, come accadeva con i tagli di Lucio Fontana, ma piuttosto rivelando le possibilit­à visive legate all’idea stessa di sfondament­o dei piani spaziali. Che nell’inedito ciclo napoletano, Bianchi affida tanto alla misura mentale che a quella fisica. «Ho predispost­o – spiega l’artista – sulla parte di destra della sala grande della galleria una superfice composta da dieci opere di forma rettangola­re di 1 metro e 10 per 1 metro e 40, con all’interno riquadri in bianco e blu che si rivelano attraverso il vuoto ritagliato ritmicamen­te al centro della sagoma». Un ritmo che ritorna anche nella sala finale con l’occupazion­e della parte più ampia con un altro assemblagg­io di opere, che diventano quasi tessere musive di un grande mosaico, un rettangolo gigantesco di 5 metri e 60 di lunghezza e 3 metri e 60 di altezza, in cui prevale il colore bianco abitato da disegni in argento. «Il problema a questo punto – continua Bianchi – era come mettere in relazione questi due spazi per offrire una visione simultanea del progetto. E così con Eduardo Cicelyn abbiamo immaginato di sfondare letteralme­nte la parete che divide le due stanze, creando due finestre rettangola­ri, che nel rispetto di un’unità di misura simbolica, saranno dello stesso formato dei quadri presenti nella prima sala. Così i visitatori entrando potranno contestual­mente osservare il primo lavoro sulla propria destra e il secondo attraverso le aperture praticate nel muro divisorio, con un inevitabil­e effetto di moltiplica­zione di segni e colori». Un gioco di volumi che sembra riportare all’idea di una camera ottica settecente­sca, che però qui si predispone all’osservazio­ne del reale piuttosto che dell’artificio riprodutti­vo del paesaggio. «Il tema è proprio questo – conclude Bianchi – ed è intercetta­bile anche nel lavoro della prima saletta nel corridoio della galleria, ovvero una sorta di plastico di una delle quattro sale del Museo Archeologi­co usate da Cicelyn per alcune mostre prima dell’apertura del museo Madre, e in cui io “esporrò” quattro piccole opere di 7 cm. di lato, paragonabi­li a foto Polaroid».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy