Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Fracci: «Amo (riamata) il San Carlo Caro Picone, insisti con i giovani»
Stasera e domani al Lirico napoletano si festeggiano gli 80 anni della grande danzatrice milanese Che parla del direttore del corpo di ballo, al debutto con un programma ideato con Menegatti
Lei Lo abbiamo scoperto quand’era ancora un ragazzino della Scuola di Ballo partenopea Lui È un onore averla ricondotta qui: le sono ancora grato per le belle parole su di me
«M i hanno chiesto tante volte di fondare e dirigere una compagnia nazionale di balletto, così come mi hanno chiesto perché abbia scelto Napoli per festeggiare i miei ottant’anni e non la natia Milano. Sono da sempre al centro dell’attenzione mediatica ma in verità avrei preferito sfilare le mie punte in assoluta serenità e riservatezza, proprio come farò stasera in questo meraviglioso teatro».
La rassicurante voce della Fracci pare in tinta con il bianco che ricorda da sempre la sua figura, quasi a scusarsi di tanto clamore eppure quanto mai giustificato in quest’ultima settimana di passione partenopea.
«Per quanto concerne la compagnia nazionale - continua l’étoile meneghina - credo di essere la persona meno indicata per una simile impresa. Fin quando chiudono quelle delle fondazioni liriche, sfido chiunque a tentare un progetto così rischioso. Per il momento vi invito a venire stasera e domani al Teatro di San Carlo ad assistere ad uno spettacolo molto variegato con una compagnia di per sé già davvero forte».
Stasera andrà in scena la prima serata speciale in suo onore, intitolata non a caso «La Musa della Danza. Auguri Carla!» voluta fortemente dal neo-direttore della compagnia Giuseppe Picone che, rammenta la Fracci, è una bellissima scoperta proprio del marito regista Beppe Menegatti una trentina d’anni fa.
«È un onore averla ricondotta qui - ammette l’emozionato direttore al debutto - anche perché le sono ancora oggi riconoscente per le belle parole espresse nei miei confronti da sempre. E la chicca in apertura della seconda parte del programma vuol essere il mio pic- colo contributo per ringraziare ed omaggiare il mio mito vivente».
Il programma di queste due serate è stato minuziosamente scritto a quattro mani proprio dall’allievo Picone e dal maestro Menegatti, stavolta meno protagonisti del solito al cospetto della musa ispiratrice della danza italiana del secondo Novecento e di questi ultimi due giorni.
«Beppe ha scoperto Giuseppe Picone quand’era ancora un ragazzino della Scuola di Ballo ribadisce l’étoile - qui al San Carlo nell’ambito di una rappresentazione sul predestinato Vaslav Nijinskij proprio come ora dovrà fare il neo-direttore con il suo giovanissimo corpo di ballo. Dovrà soprattutto seguire i miei suggerimenti come quello di puntare sui giovani e solo un po’ meno sul virtuosimo, ovvero non esigere le gambe alte o trentadue impeccabili fouetté, bensì promuovere e valorizzare il senso artistico di ciascuno di loro, sfruttandone appieno le risorse appannaggio del repertorio di balletto classico. Il pubblico apprezzerà ancor più il virtuosismo quando avrà percepito il vero senso del titolo portato in scena, attraverso i piccoli gesti mimati troppo spesso dimenticati o sottovalutati». Proprio quello che il quarantenne direttore napoletano avrà chiesto ai suoi baldi giovani dell’ensemble sancarliano, chiamati a riprodurre i titoli salienti del repertorio della stessa Carla Fracci quali «Le Spectre de la rose», «La Bella Addormentata», «La Sylphide» e «Raymonda» nella prima parte del programma. Per poi mettersi in bella mostra nella seconda parte con un repertorio decisamente più audace e le coreografie di Edmondo Tucci, Gianluca Schiavoni, Michele Merola, Renato Zanella, Christopher Wheeldon e lo stesso Giuseppe Picone con «Carmina Burana» e, soprattutto, con il cammeo dedicato alla sua musa ispiratrice, «Domani futuro di giovinezza», con l’immancabile regia di Beppe Menegatti e l’attesissima interpretazione dell’etoile milanese. Felicissima di essere qui. «Torno a Napoli volentieri perché so di essere amata e questo mi inorgoglisce», ripete ancora una volta. «Qui hanno pensato a tutto per farmi sentire ancora una volta a casa. Alla Scala - conclude - ho invece respirato poca gratitudine nei miei confronti, ma va bene lo stesso».