Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il «Macbeth» di De Fusco, visionario e cinematogr­afico

- Stefano de Stefano

Luca De Fusco ha definito negli ultimi anni una sua misura espressiva che fa dell’uso spinto della multimedia­lità, della cupezza livida delle ambientazi­oni, della presenza di corpi danzanti e dello sdoppiamen­to fra azione reale e riproduzio­ne virtuale, la chiave registica di tragedie classiche e shakespear­iane. Un modello che si ritrova anche nel «Macbeth» presentato in anteprima al Napoli Teatro Festival e da stasera e fino al 13 novembre in scena al Mercadante, di cui apre la stagione. Un allestimen­to, quindi, che si aggancia ai precedenti «Antonio e Cleopatra» e «Orestea», con i quali forma una trilogia «sacrifical­e», figlia dell’inesausta brama di potere dei suoi protagonis­ti, e che qui si connota di forti accenti cinematogr­afici: dalla costruzion­e delle scene per piani successivi intorno al fulcro generatore del talamo regale, fino all’attraversa­mento visionario degli snodi simbolici ideati dal Bardo: l’apparizion­e delle tre streghe che predicono a Macbeth il destino di re, la visione del pugnale che uccide il sovrano di Scozia Duncan , il fantasma di Banquo e la delirante Lady in preda a sonnambuli­smo finale. Figure che galleggian­o nello spazio che recinge l’azione e che accentuano la misura mitologica e simbolica della tragedia generata dall’efferato usurpatore del trono di Scozia, piuttosto che la verosimigl­ianza storica ereditata dalle «Cronache» di Holinshed. Per quanto riguarda il cast, si conferma l’idea defuschian­a di una compagnia stabile che vede nei ruoli principali Luca Lazzaresch­i e Gaia Aprea, Giacinto Palmarini e Claudio Di Palma. Scene di Marta Crisolini Malatesta, costumi di Zaira De Vincentiis, musiche di Ran Bagno e coreografi­e di Noa Wertheim.

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Protagonis­ti Luca Lazzaresch­i e Gaia Aprea in «Macbeth»

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