Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’INTRECCIO FRA ARTE E IMPRESA
Gli occhi stellanti di Juliette Binoche, sospesa nell’aria a una corda con una fiaccola in mano per vedere da vicino gli affreschi di una chiesa del senese, possono essere un adeguato simbolo di questa quinta suggestiva tappa di CasaCorriere. Occhi incantati, per raccontare con uno spezzone de «Il paziente inglese» quanto l’arte possa commuovere e smuovere; uniti al disagio e all’inquietudine della Bergman del «Viaggio in Italia», di fronte ai calchi dei corpi di Pompei e ai teschi delle Fontanelle. Parentesi. Semicerchi che racchiudono un discorso che troppo spesso, in questo nostro Paese senza vocazioni e senza strutture, rimangono puramente incidentali. E invece, per una sera e speriamo non per una sera, l’arte e la cultura diventano un centro. Ne viene evocata l’immensa potenzialità produttiva, il poter essere industria e supporto alle industrie, la gravità del peso dell’essere sconfinate e decentrate, sovrapposte e sedimentarie. Per natura casuale e non pianificabile, l’arte può forse essere difficile da sopportare: lo sappiamo bene, dalle nostre parti. Camminare quotidianamente attraverso una giungla di chiese chiuse, di musei senza personale, di siti senza protezioni porta all’ottundimento della meraviglia: e invece la meraviglia è il motivo per cui da ogni parte del mondo si viene a vedere quest’area che in pochi chilometri racchiude la Reggia di Caserta e quella di Portici, Carditello, Capodimonte; e Capri e Amalfi, e Ischia e Sorrento, e Procida e i Campi Flegrei, un paradiso muto che accusa tutti noi per il silenzio.
Ha ragione il presidente Boccia, complimenti per la lucidità dell’analisi e l’incisività degli slogan: il problema è il racconto. Ci fosse silenzio attorno a noi, sarebbe facile riempirlo di bellezza; ne abbiamo a piene mani. Purtroppo il racconto esiste, ed è il racconto pessimista e sfiduciato del coro dei postulanti che aspetta dallo Stato acritiche erogazioni; e così alimenta l’altro racconto, quello di chi non conosce il Mezzogiorno e tuttavia si sente libero di sputarci sopra.
Sarebbe bastato, per innamorarsi, ascoltare la leggerezza profondissima del professor Galasso che transita dal ricordo dell’opera di Maiuri alla famiglia di artigiani generatori di capolavori del vetro con le mani. E alza la mano, il professore: la alza a mezz’aria, commovente e arricchente com’è sempre. E la sua mano colta e sapiente, figlia di mani colte e sapienti, pare indicare gli affreschi del refettorio di Sant’Andrea delle Dame, restaurati a cura della Seconda Università e bellissimi.
Il racconto diventa quello bello. Lo diventa nelle parole accorate di chi custodisce ed esalta Pompei, il professor Osanna, che si assume la sfida di abbattere il degrado del moderno che circonda il nuovo splendore dell’antico. Lo diventa nelle parole del rettore Paolisso, che descrive il modo in cui il riconoscimento del patrimonio è la premessa necessaria che va regalata agli studenti per diventare i cittadini del paese bello.
E’ questo, sapete, CasaCorriere. Antico e futuro che si incontrano per caso in mezzo alla città, dove si passa ogni giorno ma che non si vede. Gli affreschi di nuovo bellissimi, e le bellissime modelle che portano orgogliose nel chiostro gli abiti straordinari disegnati dai ragazzi che studiano moda. Bello su bello, e il bello attorno.
Nessuno immagini che si possa chiedere di più.