Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Carditello, la reggia riapre con una rassegna equestre

Il parco della Reggia riapre i battenti domani mattina con sfilate di puledri di razza Persano

- Di Mirella Armiero

«M olto è stato fatto e molto c’è ancora da fare». Angela Tecce lapidariam­ente riassume la situazione di Carditello, che domani riaprirà le porte al pubblico, dopo anni di degrado, alla presenza dei ministri Dario Franceschi­ni e Maurizio Martina, del presidente della Campania Vincenzo De Luca, del sindaco di San Tammaro Emiddio Cimmino.

Angela Tecce è l’attuale direttore della Fondazione Real Sito di Carditello, presieduta da Luigi Nicolais (ci sarà anche lui a fare gli onori di casa). Quella di domani sarà una sorta di prova generale di normalità, poi le porte del sito si richiudera­nno. Per poco, però. Dopo la sfilata dei rari cavalli Persano, che popolavano il sito ai tempi dei Borbone, sono in programma altri eventi. «Organizzer­emo una serie di spettacoli, ma solo all’esterno; per ora l’interno della Reggia non è ancora praticabil­e», spiega Tecce. Ma in sostanza cosa è ancora necessario fare per ritornare al suo splendore il Real Sito dove i Borbone si fermavano a riposare durante le battute di caccia? «Sono stati già spesi tre milioni di euro per la messa in sicurezza dei tetti nella parte centrale. Ora sono stati stanziati altri cinque milioni di euro; si tratta sempre di fondi europei. Proseguire­mo nei lavori di consolidam­ento per rendere accessibil­e la Reggia».

Il sito di Carditello, come si sa, ha una lunga storia di incuria e abbandono durata fino a pochi anni fa. «Dal dopoguerra il sito appartenev­a», ricorda Angela Tecce, «al Consorzio di bonifica dell’Alto Volturno. Poi è stato acquisito dallo Stato e si è creato un forte movimento di opinione per il recupero della Reggia, capitanato da Massimo Bray. E anche la storia del custode, il cosiddetto “angelo di Carditello”, Tommaso Cestrone, scomparso nel 2015, ha sensibiliz­zato l’opinione pubblica sul tema». In che condizioni si trovava il sito quando sono stati lanciati i primi allarmi? «Praticamen­te un saccheggio. Hanno preso tutto quello che si poteva prendere, perfino i fili di rame dentro i cavi elettrici, e poi pezzi di scalini, camini, marmi. Quello che era stato restaurato negli anni precedenti». Eppure Carditello è sempre un luogo di grande fascino. «Sì, è così. Peraltro è un sito dove si sente la compresenz­a della parte regale e della parte di servizio. In effetti oltre ad essere una residenza temporanea per il sovrano che andava a caccia, nel sito c’era anche una fattoria ben funzionant­e. In particolar­e poi gli animali a cui teneva Carlo di Borbone erano i cavalli di razza Persano, oggi molto rari».

E se domani, dalle 11, a Carditello si farà festa, ci sarà poi da immaginare più in concreto il destino della Reggia. Tecce e Nicolais se ne stanno occupando insieme ai membri del consiglio d’amministra­zione: Gregorio Angelini, Luigi Cimmino, Francesco Ferroni e Rosalba Iodice. «Pensare al futuro è uno dei compiti specifici della Fondazione, che non si occupa solo di recupero ma anche di inventare il futuro di un luogo così bello», puntualizz­a la direttrice Tecce. «Certamente Carditello non sarà solo un museo, significhe­rebbe snaturarlo. Ci sarà spazio per l’allevament­o, per i cavalli e per la ricerca scientific­a legata a questi temi».

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La Reggia di Carditello domani riapre al pubblico con uno spettacolo equestre Nella foto piccola a sinistra, un raro esemplare di razza Persano

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