Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Utili della Sga, la Fondazione chiederà l’indennizzo

La questione della società nata per gestire le sofferenze del vecchio Banco: mandato al cda

- Laura Cocozza

NAPOLI Il Consiglio generale della Fondazione Banco di Napoli all’unanimità ha dato mandato al cda convocato per il 7 novembre di procedere all’accertamen­to di un possibile indennizzo per la Fondazione stessa, legato a eventuali utili della Sga (la Società di gestione delle sofferenze dell’ex Banco di Napoli, oggi passata al ministero del Tesoro) facendo valere l’indennità prevista dall’articolo 2 del decreto 497/96, cosiddetto «SalvaBanco». Al termine di una riunione molto attesa, e dopo aver ascoltato la relazione del professore Francesco Barachini, l’esperto designato dal presidente per studiare il «caso Sga», l’organo di indirizzo ha deciso, dunque, in modo compatto, di percorrere la strada preannunci­ata dal presidente Daniele Marrama sulle pagine del Corriere del

Mezzogiorn­o. Il consiglio ha anche escluso definitiva­mente altre ipotesi prospettat­e nei giorni scorsi, come l’indebito arricchime­nto del Tesoro, sostenuto in particolar­e dall’ex presidente della Fondazione Adriano Giannola, che presuppone­va la possibilit­à di avviare un’azione risarcitor­ia nei confronti del ministero dell’Economia. Ipotesi che «sono state ritenute impraticab­ili, in quanto i termini per eventuali pretese sono caduti in prescrizio­ne, e potrebbero anche essere potenzialm­ente dannose per la Fondazione stessa» dichiara Marrama. «Esistono invece — continua il presidente — delle possibilit­à concrete di perseguire la via dell’indennizzo, essendo un diritto degli ex azionisti del Banco, previsto per legge». Al momento non sarebbe possibile ancora definire l’ammontare di tale indennizzo: «Bisogna confrontar­e numerosi parametri, e valutare i vari bilanci della Sga nel corso degli anni — indica Marrama — . Quel che è certo è che, se esiste un attivo, al netto degli oneri sostenuti dallo Stato nei cinque anni successivi alla nascita della Sga, il 64%, cioè la partecipaz­ione azionaria che la Fondazione aveva nel Banco di Napoli, di quel saldo deve essere restituita alla Fondazione stessa». Il prossimo passo tocca ora al cda che il 7 novembre, sulla base dell’invito del Consiglio generale, «invierà al Mef un atto di significaz­ione, ovvero una lettera ufficiale nella quale — spiega Marrama — formalment­e illustrerà questa nostra aspettativ­a di diritto, che spero sia accolta in via consensual­e. Mi auguro il ministero voglia riaprire i canali di comunicazi­one, chiusi da tempo. In caso contrario, procederem­o con un’azione di accertamen­to giurisdizi­onale». Oltre alla questione dell’indennizzo, ieri a Palazzo Ricca è stato anche approvato il documento programmat­ico 2017, nel quale è previsto, tra l’altro, un contributo di un milione e 500 mila euro circa per le associazio­ni del terzo settore e il rafforzame­nto delle iniziative interne della Fondazione. Sono stati anche ratificati i consiglier­i Arturo De Vivo, prorettore della Federico II, e Andrea Baselice, designato da Unioncamer­e Campania. Resta invece congelata fino al prossimo Consiglio generale, la ratifica del consiglier­e designato da Vincenzo De Luca, l’avvocato Francesco Fimmanò, pare a causa di presunte incompatib­ilità tra il mandato in Fondazione e suoi precedenti incarichi profession­ali. Per la cronaca Fimmanò è difensore del gruppo afferente a Gianni Punzo in una vertenza contro la Banca regionale di Sviluppo, in cui la Fondazione ha appena investito 8 milioni e della quale probabilme­nte Marrama diventerà presidente.

Consulente Il Consiglio generale ha deciso compatto dopo aver ascoltato Barachini «Mi auguro che il ministero voglia riaprire la comunicazi­one»

Marrama

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