Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ecco il progetto Bagnoli, ora il sindaco sfida Roma
Ecco il progetto che il sindaco presenterà al ministro De Vincenti il 30 gennaio
C’è una Bagnoli immaginata dal governo, attraverso Invitalia. E c’è una Bagnoli progettata dal Comune. Due idee diverse di città, che il 30 gennaio, salvo rinvii, saranno sullo stesso tavolo istituzionale tra Governo, Regione Campania e Comune di Napoli.
C’è una Bagnoli immaginata dal governo, attraverso Invitalia, soggetto attuatore nominato dal’esecutivo stesso. E c’è una Bagnoli progettata dal Comune, con tanto di via libera del Consiglio. Due progetti, due idee diverse di città, che il 30 gennaio prossimo, salvo rinvii, saranno sullo stesso tavolo istituzionale tra Governo, Regione Campania e Comune di Napoli. Lo scorso aprile fu il premier Renzi ad illustrare, sempre in prefettura, le slide che riportavano il progetto di riconversione dell’area Ovest. Stavolta tocca al sindaco di Napoli dire la sua. Ma soprattutto, tocca al ministro per il Sud, Claudio De Vincenti, fare sintesi tra esecutivo nazionale, Regione Campania e Comune di Napoli. Al tavolo saranno seduti De Vincenti, De Magistris e De Luca. Ma ci sarà anche Salvo Nastasi, commissario di governo per Bagnoli tanto avversato dal sindaco. Non sembrerebbe essere della partita, per il momento, Invitalia, in quanto sarà un vertice istituzionale e non una cabina di regia.
Molte le differenze con il progetto governativo che il sindaco, accompagnato dagli assessori all’Urbanistica, Carmine Piscopo, e all’Ambiente, Raffaele Del Giudice, illustrerà a De Vincenti. Perché contrariamente
a quello targato-Renzi, il progetto del Comune è ritenuto da Palazzo San Giacomo più politico, cioè più orientato alla salvaguardai delle preesistenze.
Il parco. Prima grande differenza: la quantità del verde. Il progetto del governo prevede un parco di circa 80 ettari di verde, quello del Comune arriva a 120. Ma sembra essere integrato con attrezzature per il tempo libero e lo sport, e non più il bosco totale che prevedeva il vecchio Prg, ma un parco senza alcuna cubatura e con servizi per il tempo libero e lo sport. Nel progetto illustrato dall’allora premier Renzi appaiono all’interno del Parco dei contenitori che sembrerebbero, secondo il Comune, interrompono l’unitarietà del polmone verde. Due idee diverse, due momenti che saranno confrontati senza dubbio.
Le cubature. Difficile che ci sia confronto invece sulle cubature destinate all’edilizia residenziale, atteso che il progetto governativo prevede quote più basse di quelle comunali. Nell’area ad est il governo ha previsto la realizzazione del Miglio azzurro, ritenuto invece dal Comune un corpo «impattante»: nelle idee del commissariato e di Invitalia, deve essere destinato alla cantieristica e alle attività di fiera per il mare.
Il lungomare. Per quanto riguarda il lungomare, Renzi non approfondì tanto limitandosi a ritenerlo, ovviamente, uno dei punti più conveniente dove investire. Mentre il Comune parlerà di un lungomare basato su un sistema di attrezzature a servizio anche del ripascimento e del recupero della morfologia della spiaggia. Ma con un accorgimento: il sistema di attrezzature sarebbe contenuto all’interno di un salto di quota che esiste naturalmente, e dunque non si frapporrebbe con la linea d’orizzonte.
Il porto. Differenza sostanziale nei due progetti sul versante del porto: Invitalia ha ipotizzato uno specchio d’acqua «per 700 barche di grandi dimensioni»; il Comune immagina un porto grande, sì, ma per 500-700 imbarcazioni leggere.
Il borgo. Nel piano del governo è previsto lo spostamento per far spazio alla realizzazione di un albergo, che era comunque una scelta del vecchio Prg, col raddoppio di Città della Scienza verso l’interno. Il Comune proporrà invece di ragionare sul mantenimento del Borgo di Coroglio in un ragionamento più complessivo che salvaguardi le preesistenze. E il borgo, è l’unica tra queste che sta sul mare. Salvaguardia e recupero totale dell’archeologia industriale è quello a cui aspira Palazzo Chigi.
Archeologia industriale. Mentre il Municipio proporrà di destinare tutte le cubature dell’archeologia industriale a fini turistici, ricettivi e anche per l’innovazione e la ricerca. Per are un esempio: l’acciaieria rossa, nelle intenzioni di Palazzo San Giacomo, potrebbe essere immaginata come “città dei giovani” e come grande parco della musica. Costo? Trenta milioni di investimenti privati. Nella sostanza, i tecnici del sindaco propongono il modello della Tate Gallery di Londra, ex centrale termoelettrica, trasformata proprio in habitat destinato a giovani e musica.
Le residenze. Il progetto licenziato dal Consiglio comunale, in realtà più che essere diverso da quello governativo è diverso da quello che era il vecchio Prg, con un sistema di case basse, di tipo mediterranee, con tanto di patio integrato col verde. In sostanza, niente più palazzi a ridosso di via Diocleziano così come previsti anni addietro. Sempre sul fronte del recupero delle preesistenze, è forte il ragionamento in atto, che sarà illustrato da De Vincenti, per quanto riguarda l‘archivio Ilva. Il vecchio Prg, che l’ex premier disse di voler applicare, ne prevedeva l’abbattimento; oggi il Comune intende invece aprirlo al pubblico come centro di documentazione della storia dell’ex Ilva. Così come l’amministrazione, che dal federalismo demaniale ha ricevuto il Lido Pola, intende mantenerlo e utilizzarlo.
La colmata. La legge impone la rimozione e, né il Comune né il governo, hanno idee diverse. Almeno su questo, per ora, c’è intesa.