Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Collezione Agovino, la prima volta alla Chiesa delle Scalze
Ha tutta l’aria di essere un grande evento, la mostra della Collezione Agovino allestita nella seicentesca chiesa sconsacrata di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo (inaugurazione alle 12).
Gli addetti ai lavori sanno che sul versante dello stretto contemporaneo Fabio Agovino è senz’altro uno dei principali collezionisti in città. E «Frammenti di Paradiso» è la prima mostra pubblica della collezione, finora presentata solo in forma privata. Come nella precedente esposizione, intitolata «Dio c’è» e allestita nella sua casa-museo a Palazzo Sessa, predomina la diLuzio, mensione mistica. L’esposizione, curata dallo stesso Agovino con Francesca Blandino e costruita come una mappa, mette in scena un percorso che esplora la sfera spirituale dell’uomo, passando per territori dannati e scomodi attraverso le opere di Michael Dean, Lorenzo Scotto Di David Maljkovic, Pietro Roccasalva, e ancora Andres Serrano, Kiki Smith, Martin Soto Climent, Alberto Tadiello, Sergio Vega. Queste, insieme ad altre, sono quasi tutte recenti acquisizioni di Agovino disseminate tra i marmi e le nicchie della chiesa, come una costellazione che conduce all’assoluto. Quando ha cominciato a collezionare e quali sono i suoi canali privilegiati? «Ho cominciato a collezionare all’età di 28 anni, acquistando un’opera di Mario Schifano. Da lì ho proseguito cercando relazioni di senso per costruire geografie della mia interiorità. Il mercato dell’arte rappresenta oggi un sistema molto particolare e complesso, ormai su scala mondiale, fatto di relazioni e tendenze. Il mio sguardo si concentra su scambi con galleristi, collezionisti, artisti e altre figure che ruotano attorno al sistema dell’arte, mercato compreso. Naturalmente seguo da tempo alcune riviste storiche, come Artforum e Flash Art, che mi aiutano a fare un quadro generale, anche critico». Come definirebbe oggi la scena artistica napoletana? «Credo sia dettata da personalità che hanno vissuto o vivono in città, come Mimmo Jodice, Marisa Albanese, Nino Longobardi, Bianco Valente, Antonio Biasucci, che influenzano i giovani artisti che però non hanno ancora trovato il modo per crearsi un proprio spazio. L’arrivo di artisti di fama internazionale, come JimmyDurham, Rebecca Horn, Jannis Jounellis, ha contribuito a creare contaminazioni nuove, talvolta sperimentali. La città sta vivendo una rinnovata stagione artistico culturale e molto deve all’attività continua e di alto profilo svolta dai galleristi, dai collezionisti e da istituzioni come il Madre». La sua passione non si esaurisce con l’acquisto di opere: talvolta, come un vero mecenate, contribuisce alla realizzazione di progetti museali. È questo che fa un vero collezionista? «Collezionare è un modo per continuare a stupirmi del mondo e rivelare significati nascosti sul passato e sul presente che altrimenti rimarrebbero sopiti».