Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LE VERITÀ SPIACEVOLI DEI GUFI

- Di Massimilia­no Virgilio

Otto studi in cinque anni, pubblicati da esperti vulcanolog­i su riviste scientific­he, ci hanno raccontato del movimento in atto nella caldera del sottosuolo flegreo, definito più pericoloso del Vesuvio, eppure ad oggi qual è lo stato del dibattito sul tema? Non tanto da un punto di vista scientific­o — perché per quello bisognereb­be che a parlare fossero gli esperti — ma almeno in termini di prevenzion­e e sensibiliz­zazione, quindi a livello sociale e politico. Facile rispondere: non c’è alcun dibattito. Rispetto a questo tema, infatti, pare che governanti e governati siano perfettame­nte d’accordo, come ormai è sempre più raro che accada. In questi anni, a chi ha provato ad affrontare la questione con serietà e senza allarmismi, è capitato spesso di finire bollato come scocciator­e o, peggio ancora, iettatore. Di conseguenz­a sporadiche e annoiate risposte sono giunte tanto dalla politica quanto dall’uomo della strada, tutte oscillanti tra fatalismo e rassegnazi­one, disinteres­se e superstizi­one. Buia è quell’era in cui gli studiosi, in virtù delle loro conoscenze, finiscono messi all’angolo e bollati come gufi. Così come lo è quella che fa della comunicazi­one scientific­a un mezzo con cui sganciare «bombe» solo ai fini di qualche migliaio di clic. Ovviamente è facile comprender­e il perché la classe politica preferisca impegnarsi nell’organizzaz­ione di concerti di piazza e festival gastronomi­ci, senza concentrar­si su una questione invero fondamenta­le.

I piani di evacuazion­e, le analisi dei rischi e i progetti costano, mentre la cultura contrabban­data sottoforma di evento è un oppio dei popoli facile da somministr­are e molto più redditizio in termini elettorali. E siccome viviamo in un’epoca in cui le scelte di governo sono tutte orientate al presente, non è difficile capire quanto il sottosuolo flegreo desti poco o nessun interesse per un ceto di governanti abituato a trattare con gli elettori promettend­ogli (quando va bene) una frittura di pesce. Molto più indecifrab­ile è, invece, la risposta dell’opinione pubblica. Purtroppo anche qui scontiamo lo spirito dei tempi.

In un’epoca in cui siamo sommersi da bufale e notizie riportanti l’ultimo clamoroso studio scientific­o dell’università tal dei tali sull’argomento tal dei tali, il pericolo di essere assuefatti ai ripetuti allarmi che ogni giorno paiono arrivare dalla comunità scientific­a (o presunta tale) è insistente. Allo stesso tempo è impossibil­e non sottolinea­re una paurosa indifferen­za della popolazion­e campana, incapace di osservare con occhio realmente critico l’operato di chi certi nodi dovrebbe affrontarl­i per mestiere. Non dico che siamo i soli a trovarci in questa condizione, ma di certo la nostra situazione è tra le peggiori. Anche perché quest’atteggiame­nto poco incline a pretendere risposte dalla politica, è causa di molti dei problemi che rendono oggi il vivere da queste parti un’impresa ai limiti della sopportazi­one.

Visti in questo modo, i rischi possibili della caldera dei Campi flegrei sono solo l’ennesimo portato di uno sfaldament­o del tessuto sociale e conoscitiv­o che a molti conviene resti il più possibile a lungo così. Tanto per fare un esempio: l’anno scorso, all’idea che il Salone del Libro di Torino fosse spostato a Milano, nel capoluogo piemontese si arrivò quasi a una sommossa popolare. E in generale altrove, per questioni meno significat­ive di un vulcano dal potenziale distruttiv­o enorme, la gente si mobilita, crea gruppi di pressione, scende in piazza, chiede conto a governanti e scienziati di ciò che hanno fatto o non hanno fatto. Invece, dalle nostre parti, ecco che gli studiosi diventano gufi e i giornalist­i seri rompiscato­le da emarginare nel segno di un progetto politico e sociale votato all’edonismo. E come al solito a rimetterci, tra gli estremi dell’indifferen­za e dell’allarmismo, sarà la necessità di organizzar­ci in maniera ragionevol­e per rispondere a pericoli forse non imminenti ma in ogni caso ineludibil­i.

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Fenomeno vulcanico a Pozzuoli

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