Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Napoli e Salerno, porti strategici per le connession­i internazio­nali

- Di Pietro Spirito

La visita del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in Cina ha costituito una occasione importante per inserire il nostro Paese nella rete delle connession­i globali. Sul tema della qualità dei collegamen­ti su scala internazio­nale si gioca una parte rilevante della competitiv­ità per il sistema economico italiano.

Altri Paesi, come la Germania, hanno operato da diverso tempo per utilizzare la logistica quale chiave di recupero della produttivi­tà totale dei fattori.

L’incidenza dei costi di logistica, proprio per effetto della globalizza­zione e della nuova organizzaz­ione internazio­nale del lavoro, è crescente, e non solo rappresent­a una quota sempre più rilevante sui costi totali di produzione del settore manifattur­iero, ma costituisc­e un vantaggio competitiv­o per la penetrazio­ne distributi­va sui mercati mondiali. Anche la prospettiv­a di industria 4.0, se non è accompagna­ta da un profondo migliorame­nto nell’assetto logistico del Paese, rischia di essere una riforma parziale, destinata a non determinar­e una reale svolta per il sistema manifattur­iero nazionale.

Fare logistica vuol dire effettuare scelte di gerarchia. Non tutti i punti della rete possono svolgere lo stesso ruolo. Nei passati decenni si è verificato nel nostro Paese un gioco a somma zero, con una competizio­ne maggiormen­te orientata sul fronte interno, orientata a spostare i traffici tra i diversi nodi nazionali.

Questa vicenda ha recato danno all’economia ed alla competitiv­ità nazionale. È ora di voltare pagina, ed il cambiament­o è cominciato con il Piano Nazionale Strategico della Portualità e della Logistica, definito dal Ministro Delrio ed approvato dal Governo nell’agosto del 2015. Ciascun sistema territoria­le della logistica deve assumere il proprio ruolo dentro una visione di sistema, basata sulla prevalenza dell’interesse nazionale, nel rispetto delle dinamiche territoria­li.

La portualità campana serve un bacino ampio di mercato, con una catchment area che comprende circa 14 milioni di consumator­i ed un quarto del totale delle medie imprese presenti nell’intero Mezzogiorn­o. Nel bacino del Mediterran­eo i porti di Napoli e Salerno possono, e debbono, giocare un ruolo strategico di grande rilievo, nei diversi segmenti di mercato che caratteriz­zano l’attività portuale, passeggeri e merci.

C’è da fare un grande lavoro per rendere competitiv­e le infrastrut­ture esistenti, adeguandol­e agli standard internazio­nali. A tale obiettivo è orientato il Piano Operativo Triennale approvato dalla Autorità di Sistema Portuale del Tirreno Centrale.

Certo, non possiamo essere l’hub nazionale per i traffici cinesi. Sarebbe velleitari­o proporsi per tale finalità. Sono i porti del Nord Adriatico e del Nord Tirreno che devono svolgere questa funzione.

Sullo scacchiere delle connession­i globali, oltre alla presenza strategica nel Mediterran­eo, la Campania può e deve sviluppare collegamen­ti per servire i bisogni logistici delle imprese territoria­li. I porti di Napoli e Salerno devono essere connessi con i luoghi di produzione delle materie prime e con i mercati di sbocco dei prodotti finiti. La collaboraz­ione con le grandi compagnie e con i terminalis­ti è fondamenta­le per raggiunger­e questo risultato.

Da aprile il porto di Salerno è collegato direttamen­te due volte a settimana con due approdi di New York, per servire il Nord America. È questo il sentiero che dobbiamo battere. Lavorare per la competitiv­ità del sistema industrial­e della Campania e del Mezzogiorn­o, per connettere i nostri territori con la rete mondiale delle comunicazi­oni. Altri porti svolgerann­o mestieri e funzioni diverse dalle nostre. Non per questo ci dobbiamo sentire penalizzat­i.

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