Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Non avrei confermato Boldoni Pd, la crisi riguarda anche De Luca»
NAPOLI
Mario Casillo non è soltanto il capogruppo regionale del Pd. È il socio di maggioranza dei democrat campani. E ne avverte tutta la responsabilità. Gira come una trottola da Torre Annunziata a Pozzuoli, in questi giorni di campagna elettorale, tentando di riannodare i fili spezzati tra il partito e i cittadini. «La crisi del Pd? Non vedo partiti più strutturati del nostro — dice —. Certo, non tutto va bene e il prossimo test amministrativo ci aiuterà a capire quale sarà il nostro livello di tenuta elettorale».
Quanto ritiene sia forte il legame che identifica il presidente della Regione, De Luca, con il Pd in Campania?
«Moltissimo. È ovvio che se l’amministrazione regionale è percepita positivamente dall’elettorato se ne giova anche il partito».
Viceversa, se il Pd va male è colpa della giunta De Luca?
«No. Dico una cosa ovvia: il nostro elettorato identifica il governo regionale come il governo a guida Pd. E se il partito va male, nessuno può tirarsi fuori, anzitutto il presidente della giunta regionale. Anche perché sarebbe sbagliato e non attendibile privatizzare i profitti, come si dice, e socializzare le perdite: ciò che va bene è merito di palazzo Santa Lucia e ciò che va male è demerito di tutti gli altri e del partito. Ed è per questo che apprezzo particolarmente l’impegno che De Luca spende nei territori, in questi giorni, per raccontare ciò che di buono si è fatto finora».
Lo dice senza ironia?
«Certo. Io se ho da dire qualcosa lo faccio nelle sedi opportune, nel partito. Come è accaduto nella ultima riunione di segreteria regionale».
Cosa è accaduto?
«Ci siamo confrontati. Anche duramente. Ma abbiamo riconosciuto che in due anni di amministrazione regionale si sono fatte tante cose: a cominciare dai provvedimenti su rifiuti e ambiente. Io stesso che seguo il Grande progetto Pompei sono fiero della spinta decisiva che abbiamo impresso alle realizzazioni delle opere. Così come credo che le vere sfide saranno quelle della restituzione del Litorale alla piena balneabilità, del miglioramento dei Lea nella Sanità e dell’efficienza del trasporto pubblico. La gente non vuole chiacchiere, ma fatti».
A proposito di fatti. Secondo lei perché De Luca ha prima fatto dimettere la presidente di Scabec, Patrizia Boldoni, coinvolta in un pignoramento da oltre 2 milioni con l’ipotesi di sottrazione fraudolenta di beni al pagamento delle imposte, e poi l’ha recuperata come sua consigliera per il Turismo e i Beni culturali?
«Voglio credere che abbia operato una valutazione sulla competenza della signora Boldoni. Non sulla opportunità». Lei l’avrebbe rinominata? «No, non lo avrei fatto». Quali sono i nodi che intralciano l’azione amministrativa della giunta regionale?
«Si avverte la necessità di un coinvolgimento maggiore da parte del consiglio regionale e di quelli che chiamo corpi intermedi: partito e associazioni. Così come da parte della città di Napoli, che non deve sentirsi esclusa, ma protagonista di una nuova stagione di cambiamento». Napoli è esclusa? «Si fa tanta strumentalizzazione politica sulla tentazione salernocentrica. E noi non dovremmo consentirla».
Cosa pensa delle liti continue tra De Luca e de Magistris?
«Non fanno assolutamente bene. E il guaio è che i cittadini intuiscono immediatamente che sono loro a farne le spese, che gli effetti delle polemiche si rovesciano sulla città. Se i due principali rappresentanti istituzionali del territorio non interloquiscono, qual è il messaggio che viene trasferito alla gente?»
Torniamo al Pd. Che fine ha fatto il lanciafiamme di Renzi?
«Fu una provocazione giusta che oggi siamo finalmente pronti ad accogliere. In provincia di Napoli, bene o male, reggiamo. Il problema è Napoli. E io lavoro per accelerare i tempi del congresso in città: dipendesse da me sarebbe celebrato prima dell’estate».
Ha ragione Bassolino quando dice che un partito che non riflette sulle cause delle sconfitte elettorali è già morto?
«Certo che ha ragione. Ma non si può dire che la responsabilità sia di pochi. No, è anche di Bassolino che deve dare una mano al rinnovamento. Per quanto mi riguarda ho sempre provato a trattenerlo dentro il partito, ma occorre soprattutto la sua volontà, altrimenti ogni sforzo diventa vano. Capisco la sua sofferenza per le primarie, per come sono andate. Ma comprendo anche le ragioni di chi ha deciso di proporre candidature alternative alla sua. Insomma, o ci si rimbocca tutti le maniche o si continuerà ad abbaiare alla luna, senza mai raccogliere nulla».