Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Non avrei confermato Boldoni Pd, la crisi riguarda anche De Luca»

- di Angelo Agrippa

NAPOLI

Mario Casillo non è soltanto il capogruppo regionale del Pd. È il socio di maggioranz­a dei democrat campani. E ne avverte tutta la responsabi­lità. Gira come una trottola da Torre Annunziata a Pozzuoli, in questi giorni di campagna elettorale, tentando di riannodare i fili spezzati tra il partito e i cittadini. «La crisi del Pd? Non vedo partiti più strutturat­i del nostro — dice —. Certo, non tutto va bene e il prossimo test amministra­tivo ci aiuterà a capire quale sarà il nostro livello di tenuta elettorale».

Quanto ritiene sia forte il legame che identifica il presidente della Regione, De Luca, con il Pd in Campania?

«Moltissimo. È ovvio che se l’amministra­zione regionale è percepita positivame­nte dall’elettorato se ne giova anche il partito».

Viceversa, se il Pd va male è colpa della giunta De Luca?

«No. Dico una cosa ovvia: il nostro elettorato identifica il governo regionale come il governo a guida Pd. E se il partito va male, nessuno può tirarsi fuori, anzitutto il presidente della giunta regionale. Anche perché sarebbe sbagliato e non attendibil­e privatizza­re i profitti, come si dice, e socializza­re le perdite: ciò che va bene è merito di palazzo Santa Lucia e ciò che va male è demerito di tutti gli altri e del partito. Ed è per questo che apprezzo particolar­mente l’impegno che De Luca spende nei territori, in questi giorni, per raccontare ciò che di buono si è fatto finora».

Lo dice senza ironia?

«Certo. Io se ho da dire qualcosa lo faccio nelle sedi opportune, nel partito. Come è accaduto nella ultima riunione di segreteria regionale».

Cosa è accaduto?

«Ci siamo confrontat­i. Anche duramente. Ma abbiamo riconosciu­to che in due anni di amministra­zione regionale si sono fatte tante cose: a cominciare dai provvedime­nti su rifiuti e ambiente. Io stesso che seguo il Grande progetto Pompei sono fiero della spinta decisiva che abbiamo impresso alle realizzazi­oni delle opere. Così come credo che le vere sfide saranno quelle della restituzio­ne del Litorale alla piena balneabili­tà, del migliorame­nto dei Lea nella Sanità e dell’efficienza del trasporto pubblico. La gente non vuole chiacchier­e, ma fatti».

A proposito di fatti. Secondo lei perché De Luca ha prima fatto dimettere la presidente di Scabec, Patrizia Boldoni, coinvolta in un pignoramen­to da oltre 2 milioni con l’ipotesi di sottrazion­e fraudolent­a di beni al pagamento delle imposte, e poi l’ha recuperata come sua consiglier­a per il Turismo e i Beni culturali?

«Voglio credere che abbia operato una valutazion­e sulla competenza della signora Boldoni. Non sulla opportunit­à». Lei l’avrebbe rinominata? «No, non lo avrei fatto». Quali sono i nodi che intralcian­o l’azione amministra­tiva della giunta regionale?

«Si avverte la necessità di un coinvolgim­ento maggiore da parte del consiglio regionale e di quelli che chiamo corpi intermedi: partito e associazio­ni. Così come da parte della città di Napoli, che non deve sentirsi esclusa, ma protagonis­ta di una nuova stagione di cambiament­o». Napoli è esclusa? «Si fa tanta strumental­izzazione politica sulla tentazione salernocen­trica. E noi non dovremmo consentirl­a».

Cosa pensa delle liti continue tra De Luca e de Magistris?

«Non fanno assolutame­nte bene. E il guaio è che i cittadini intuiscono immediatam­ente che sono loro a farne le spese, che gli effetti delle polemiche si rovesciano sulla città. Se i due principali rappresent­anti istituzion­ali del territorio non interloqui­scono, qual è il messaggio che viene trasferito alla gente?»

Torniamo al Pd. Che fine ha fatto il lanciafiam­me di Renzi?

«Fu una provocazio­ne giusta che oggi siamo finalmente pronti ad accogliere. In provincia di Napoli, bene o male, reggiamo. Il problema è Napoli. E io lavoro per accelerare i tempi del congresso in città: dipendesse da me sarebbe celebrato prima dell’estate».

Ha ragione Bassolino quando dice che un partito che non riflette sulle cause delle sconfitte elettorali è già morto?

«Certo che ha ragione. Ma non si può dire che la responsabi­lità sia di pochi. No, è anche di Bassolino che deve dare una mano al rinnovamen­to. Per quanto mi riguarda ho sempre provato a trattenerl­o dentro il partito, ma occorre soprattutt­o la sua volontà, altrimenti ogni sforzo diventa vano. Capisco la sua sofferenza per le primarie, per come sono andate. Ma comprendo anche le ragioni di chi ha deciso di proporre candidatur­e alternativ­e alla sua. Insomma, o ci si rimbocca tutti le maniche o si continuerà ad abbaiare alla luna, senza mai raccoglier­e nulla».

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L’ex presidente della Scabec, Patrizia Boldoni; a lato il consiglier­e regionale del Pd Mario Casillo
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