Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Senza paura né pietà
C’è poi un genio che amo e a cui sarò eternamente grato: l’individuo capace di comprendere il mistero e di rivelarlo agli altri. Questo tipo di genio che amo è in grado di stare contemporaneamente sui due lati opposti dello sguardo, viaggia senza paura in equilibrio precario tra vedere e mostrare. Ho scritto precario, è vero, perché il genio che amo è imperfetto, come tutti noi.
Fellini, Marx, Chaplin, De Filippo, Giggino ‘o purtier...
Questo genio è capace di grandi slanci e grandi cadute; se ne infischia della diatriba eterna e inconsistente tra realtà e fantasia perché per il lui la realtà è una cagna, docile tanto alle lusinghe quanto alle violenze e la fantasia è un concetto troppo ingenuo perfino per il fanciullino che gli vive dentro.
Tutte le forze del genio amico mio sono protese verso il disvelamento della verità che sta nel mondo ma in maniera disordinata o nascosta. Allora questo genio cavalca lo slancio romantico che lo avvicina a lei, pur sapendo che non la potrà mai raggiungere, pur sapendo che le risposte alle sue domande saranno altre domande. Una matrioska infinita di punti interrogativi. Ciò che mi commuove del mio amico genio è la sua consapevolezza. È consapevole, il mio genio, di essere soldato in una guerra che non si può vincere e che non può finire.
La speranza è il più grande vizio del mio genio.
Lui lotta come noi viviamo, cercando qualcosa che spera esista davvero e continuerà a farlo perché non può fare altro. Proprio come noi.