Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Senza paura né pietà

- di Edoardo De Angelis SEGUE DALLA PRIMA

C’è poi un genio che amo e a cui sarò eternament­e grato: l’individuo capace di comprender­e il mistero e di rivelarlo agli altri. Questo tipo di genio che amo è in grado di stare contempora­neamente sui due lati opposti dello sguardo, viaggia senza paura in equilibrio precario tra vedere e mostrare. Ho scritto precario, è vero, perché il genio che amo è imperfetto, come tutti noi.

Fellini, Marx, Chaplin, De Filippo, Giggino ‘o purtier...

Questo genio è capace di grandi slanci e grandi cadute; se ne infischia della diatriba eterna e inconsiste­nte tra realtà e fantasia perché per il lui la realtà è una cagna, docile tanto alle lusinghe quanto alle violenze e la fantasia è un concetto troppo ingenuo perfino per il fanciullin­o che gli vive dentro.

Tutte le forze del genio amico mio sono protese verso il disvelamen­to della verità che sta nel mondo ma in maniera disordinat­a o nascosta. Allora questo genio cavalca lo slancio romantico che lo avvicina a lei, pur sapendo che non la potrà mai raggiunger­e, pur sapendo che le risposte alle sue domande saranno altre domande. Una matrioska infinita di punti interrogat­ivi. Ciò che mi commuove del mio amico genio è la sua consapevol­ezza. È consapevol­e, il mio genio, di essere soldato in una guerra che non si può vincere e che non può finire.

La speranza è il più grande vizio del mio genio.

Lui lotta come noi viviamo, cercando qualcosa che spera esista davvero e continuerà a farlo perché non può fare altro. Proprio come noi.

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