Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA CITTÀ DEI «BLADE RUNNER»
Quasi quarant’anni fa, William S. Burroughs scrisse il soggetto per un film che nessuno è mai stato all’altezza di girare. La trama? New York, 2014. L’élite bianca, spaventata dalla sovrappopolazione, approva una riforma sanitaria che garantisce le cure mediche solo a chi può pagarle o a chi accetta di essere sterilizzato; il che destina poveri e minoranze all’estinzione (acqua in bocca con De Luca, però, se no, ne fa un reality). La salvezza della popolazione è nelle mani del servizio sanitario clandestino, messo in piedi da volontari e attivisti: i blade runner. Napoli, 2017. I blade runner gestiscono ambulatori gratuiti per fronteggiare le abnormi inefficienze degli enti pubblici e l’inaccessibilità della sanità privata. Periodicamente, organizzano presidi allo Zero81 di Largo Banchi Nuovi o all’Ex-Opg di Materdei. Corre voce che questi posti si chiamino, per approssimazione, centri sociali. Spazi dove, tra le altre cose, si promuovono iniziative di pubblica utilità analoghe a quelle condotte da altre associazioni, ong o cooperative sociali che, a differenza dei centri sociali, sono spesso ritenuto più rispettabili, per partito preso. Per il potere, del resto, l’impegno è sempre più accettabile quando è più remissivo. Ogni plauso che i volontari ricevono dalle istituzioni copre il rumore assordante delle migliaia di prestazioni in meno ogni anno, dei tagli al welfare nazionale, regionale e cittadino. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vederle.
I dati che l’Istat ha pubblicato questa settimana parlano chiaro: la polarizzazione della ricchezza aumenta a vista d’occhio in tutto il paese. Oltre il 28% delle famiglie sono a rischio povertà, mentre la composizione sociale muta radicalmente, dando vita a una stratificazione tutta da esplorare. A Napoli, a dispetto delle tendenze deflattive, l’anno trascorso ha già fatto registrare il record nazionale di aumento dei prezzi al consumo per beni e servizi (+1.8%), tra le metropoli. Ebbene sì: l’aumento del 50% del prezzo al dettaglio della frittatina di pasta è un grattacapo per gli addetti ai lavori in città. Ma forse basterebbe leggere il bilancio approvato dal Comune, i cui misteriosi aspetti finanziari agitano i sonni di molti, per prefigurare quanto l’incremento del costo dei trasporti pubblici e la riduzione della spesa assistenziale finirà per aggravare il divario tra cittadini benestanti e non.
Pessimismo? Ottimismo? Lasciamo questi falsi miti alle contese tra tuttologi ospiti delle rubriche televisive di psicologia canina. Qui si tratta di capire cosa sta succedendo e intervenire. Ma per farlo non bastano gli strumenti di prossimità, gli sportelli, i presidi, la buona volontà e la competenza autogestita. È necessario il confronto politico organizzato con chi ha il coltello dalla parte del manico. Solo che per sostenere il confronto impari bisogna essere più preparati del proprio interlocutore. E per essere più preparati non si può prescindere dal dotarsi delle armi dell’analisi aggregata, vale a dire quella lingua esoterica che il potere si affretta a masticare ogniqualvolta pretende di avere ragione senza spiegarsi, e che proprio per questo costituisce un sapere di cui impossessarsi. Se non lo fa l’università, se non lo fa ciò che resta dei partiti, se non lo fa la società civile, tocca ai movimenti provare a incalzare la politica sul tema delle disuguaglianze. A tutti i livelli istituzionali; anche quello dell’Amministrazione cittadina, che si aspetta molto consenso e poche grane, in cambio della concessione, particolaristica e selettiva, degli spazi. Se si accetta il confronto, si va avanti, altrimenti si torna indietro: l’equilibrio, checché ne dicano i marginalisti, non è di questo mondo. E se il vento dovesse cambiare, sarà importante salvaguardare quanto era stato conquistato o concesso. La nottataccia di sabato scorso a Mezzocannone non è passata in cavalleria: di solito, basta spegnere la musica… e buonanotte ai suonatori.