Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Niente telecamere I sindacati: qui non c’è più sorveglianza
POMPEI Il furto della borchia bronzea del VI secolo avanti Cristo inaugura di fatto, al di là del calendario, la stagione estiva degli Scavi, caratterizzata puntualmente da scontri più o meno cruenti tra i sindacati e la soprintendenza. Stavolta la polemica divampa intorno all’insufficienza del sistema di videosorveglianza nell’area della mostra «Pompei e i Greci» denunciata dai sindacati.
In una nota comune, Cgil, Cisl, Uil, Unsa e Flp puntano il dito contro «la totale inadeguatezza di tutto l’apparato tecnico ed amministrativo della soprintendenza a far fronte a tutte le iniziative, dall’accresciuto numero dei visitatori alle tante iniziative portate avanti con il Grande progetto Pompei». In effetti, nella saletta dove è in esposizione il pannello con le borchie la telecamera non c’è. Ma l’architetto Paolo Minghetto, responsabile per la mostra garantisce che «tutto l’allestimento segue gli standard di sicurezza internazionali così come sono stati richiesti dai musei che hanno inviato i reperti in esposizione». Tra questi il British Museum, i musei di Monaco di Baviera e di Olimpia. Gli standard di sicurezza sono tarati a seconda del valore del pezzo prestato. La borchia, proveniente dal museo «Dino Adamesteanu» di Potenza è assicurata per soli 300 euro. La sua scomparsa non determinerebbe dunque una perdita irreparabile per il patrimonio culturale, ma sarebbe comunque un segnale preoccupante della permeabilità del sistema di controllo.
Un altro fronte si è aperto sulla determinazione dell’orario del furto. Una questione non di poco conto. Di giorno infatti l’area espositiva è presidiata dai volontari della Ales, la società in house del Ministero; di notte, invece, la sorveglianza è garantita dal personale di ruolo. A suscitare l’ira dei sindacati la nota diffusa nella mattinata di ieri proprio dalla Soprintendenza nella quale era riportato che «è stata rilevata nella notte di ieri l’assenza di una delle 4 borchie applicate su una riproduzione in bronzo della porta di Torre Satriano». Ad alimentare l’incomprensione anche un’affermazione del soprintendente Massimo Osanna che ha detto che la rimozione della borchia avrebbe «richiesto tempo», una circostanza, quest’ultima interpretata come la conferma che il furto sarebbe avvenuto quando l’esposizione era chiusa al pubblico. Veemente a questo punto la reazione di Michele Cartagine, responsabile Unsa di Pompei, considerato il delfino di Antonio Pepe, il decano delle vertenze sindacali. «È inimmaginabile - ha ribattuto - che un ladro si intrufoli di notte, senza essere rilevato dalle telecamere, e peraltro solo per rubare una borchia di bronzo anziché tutti gli oggetti preziosi esposti. Non riteniamo che il furto sia stato commesso di notte. Tale affermazione ha forse solo lo scopo di gettare dubbi e ombre sul personale di ruolo col probabile intento di difendere il personale della Ales». In serata la Soprintendenza ha precisato che il riferimento alle ore notturne riguardava solo l’accertamento del furto e non l’orario in cui il reato sarebbe stato commesso.