Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dieci carabinieri verso il processo
Torre Annunziata, notificati gli avvisi di chiusura indagine. Tra i militari c’è un maggiore L’accusa: agevolarono il boss Francesco Casillo e sottrassero eroina da un carico sequestrato
NAPOLI Le indagini preliminari sono chiuse. Si avviano dunque verso il giudizio, assieme ad un avvocato e a cinque tra boss e trafficanti di droga, dieci carabinieri che in passato sono stati in servizio nella compagnia di Torre Annunziata. Tra loro c’è un ufficiale superiore, il maggiore Pasquale Sario. Una vicenda grave e sconcertante, anticipata lo scorso marzo dal Corriere del
Mezzogiorno: tra il 2008 e il 2011, infatti, quei carabinieri — secondo la ricostruzione del pm Raffaello Falcone, che indaga con il coordinamento dell’aggiunto Vincenzo Piscitelli — spacciarono droga, rivelarono notizie segrete per agevolare il boss Francesco Casillo, omisero di denunciare Casillo, nascosero nove chili di hascisc e due pistole in casa di un rivale di Casillo che poi arrestarono dopo aver redatto un falso verbale, sottrassero 25 chili di cocaina da un carico di 234 chili che era stato sequestrato nel porto di Napoli in seguito a una soffiata di Casillo. La droga fu poi rivenduta per un milione di euro.
Gli avvisi di chiusura delle indagini preliminari sono stati notificati, oltre che a Sario, ai carabinieri Sandro Acunzo, Gaetano Desiderio, Francesco Vecchio, Franco De Lisio, Antonio Formicola, Antonio Santaniello, Catello Di Maio, Antonio Paragallo e Santo Scuderi (alcuni sono in congedo o sono stati espulsi) dai loro colleghi del nucleo investigativo del gruppo di Torre Annunziata. Nel frattempo il Tribunale del Riesame deve pronunciarsi sull’appello fatto dal pm contro la decisione del gip di non arrestarli. La decisione è attesa per i prossimi giorni. È vero che è trascorso molto tempo dai fatti contestati mentre ora è necessaria l’attualità, ma è anche vero che molti di loro continuano a lavorare in aree ad alta densità criminale e dunque, sottolinea il pm, il rischio di reiterazione del reato è alto.
Uno degli episodi più inquietanti è il furto della cocaina dalla cassaforte della caserma: 50 panetti furono sostituiti con panetti di segatura e colla. La droga era stata sequestrata in un container nel porto grazie a una soffiata di Casillo. L’accordo tra il narcotrafficante e i carabinieri era che una parte sarebbe andata a lui perché la rivendesse. Fu orchestrata una manovra per evitare di pesare lo stupefacente: quindi, mentre la droga veniva attesa nella sede del comando provinciale di via Morgantini, fu invece portata a Torre Annunziata. Lì l’ex appuntato Sandro Acunzo fece sparire i primi 16 panetti. Quindi convinse il comandante Sario a dargli la chiave della cassaforte e prelevò gli altri 50. Al suo superiore l’appuntato fece credere che la droga servisse per attirare in una trappola l’allora latitante Umberto Onda. Nell’ordinanza, il gip Anna Laura Alfano sottolinea come non è provato che Sario «abbia pianificato e organizzato l’intervento nella consapevolezza che lo stesso doveva condurre a un sequestro parziale della sostanza stupefacente». Ma «è certo che abbia consentito una gestione disinvolta e connotata da assenza di rigore deontologico nell’ampia libertà lasciata... ad Acunzo nel gestire in maniera consapevolmente spregiudicata la fonte confidenziale Casillo e ciò al solo fine di raggiungere, attraverso brillanti operazioni della squadra da lui diretta vantaggi di carriera». Da Casillo l’ufficiale avrebbe accettato anche regali: per esempio un orologio di marca Buti dal valore di 5000 euro.