Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’esponente di M5S: «La Campania è guidata dal giglio magico di De Luca» Di Maio: «Su Boldoni andremo fino in fondo Il sindaco de Magistris? Un finto grillino»

«La Campania ora è governata dal giglio magico di De Luca»

- Di Simona Brandolini

«La Campania è il mio grande rammarico politico, potevamo vincere per cambiare davvero le cose, per spezzare questo blocco di potere che lavora in continuità. E sul caso Boldoni andremo fino in fondo». Così Luigi Di Maio, vicepresid­ente della Camera, intervista­to dal Corriere del Mezzogiorn­o.

La riforma della giustizia, con la stretta sulle intercetta­zioni, «è una vendetta» dopo il caso Consip. E poi, la guerra tra le Procure di Roma e Napoli, il giglio magico esportato in Campania con il «caso Boldoni», la promessa mancata del reddito di cittadinan­za a Napoli. Il vicepresid­ente della Camera, Luigi Di Maio, si sposta da Roma nei comuni dove si vota «ma è una campagna elettorale molto sotto tono». I tempi non sono dei migliori, d’altronde.

L’intercetta­zione — ha scritto Antonio Polito nel suo editoriale di ieri sul Corriere della Sera — si presta alla bisogna, perché consente sentenze immediate nell’opinione pubblica, mentre il processo si avvia con le sue pachidermi­che movenze. È questo il motivo per cui siete contrari a una riforma del processo penale?

«L’unica cosa che otterranno dalla riforma è peggiorare i processi. La riforma non blocca la prescrizio­ne e toglie risorse per le intercetta­zioni. Magari ci sarà qualche telefonata ascoltata in meno dei politici, ma anche di quelli sotto inchiesta per mafia e corruzione».

Ma secondo lei una riforma della giustizia non è una urgenza del Paese?

«Certo, ma questa non è una riforma, è una vendetta. Orfini è uscito allo scoperto. Il problema è quello che ci si dice al telefono, non quello che viene fuori».

Converrà però che in Italia circolano troppe carte. Se una telefonata non è penalmente rilevante non dovrebbe neanche essere messa agli atti o uscire dagli uffici giudiziari?

«Matteo Renzi e il padre parlano del caso Consip non dei loro problemi personali. E ci sono telefonate, incontri, che, a prescinder­e dalle inchieste, hanno una valenza politica. Quello che esce fuori nell’ambito di un’inchiesta ci spiega già molte cose: ci dice se ci sono comportame­nti morali o immorali e su quello è giusto che ci si interroghi e ci si indigni».

Tutta questa indignazio­ne a chi fa bene se non al Movimento 5 Stelle?

«Per la verità questo caso ha aiutato a far capire ancor meglio come è fatto Renzi. E comunque in questo momento ciò che si produce è allontanar­e i cittadini ancor più dalle istituzion­i. La stragrande maggioranz­a degli italiani non ha problemi con le intercetta­zioni». Non ha neanche ruoli pubblici però. «Vero. Tanto più che la riforma non sta affrontand­o il nodo della certezza della giustizia. Anche se dovesse passare, risolvereb­be un problema ai politici non certo agli italiani. E poi chi pubblica le intercetta­zioni si assume già le responsabi­lità del caso davanti alla legge, dunque non capisco a cosa servirebbe una stretta, se non, appunto, a chi non vuole che le intercetta­zioni vengano fuori».

Intanto è in atto uno scontro tra Procure che non giova al clima già poco disteso.

«Personalme­nte penso che lo scontro raccontato sia più una ricostruzi­one giornalist­ica che la realtà. Piuttosto ricordo che il capo della Procura da cui è partita l’inchiesta Consip è stato mandato in pensione con una norma contra personam: parlo del procurator­e di Napoli Giovanni Colangelo. Noi abbiamo denunciato il caso. L’inchiesta Consip ci ha fatto capire un sacco di cose. Tutti i soggetti coinvolti sono ancora ai loro posti. Un governo serio avrebbe dovuto cambiare la governance, allontanar­e Lotti, tanto per avere il tempo di capire. Sull’operato dei magistrati non metto bocca, ma quella sulla Consip è un’inchiesta che nasce dal sabotaggio delle indagini, dalla scoperta delle cimici. Se c’è uno scontro tra Procure e se ci sono state eventuali irregolari­tà se ne occuperà il Csm. Ma la politica ha già strumenti su cui interrogar­si per poter intervenir­e».

Non crede che sarebbe utile velocizzar­e i tempi di nomina del procurator­e di Napoli?

«È il Csm che deve valutare se a Napoli serve un procurator­e subito. L’unica cosa che mi fa arrabbiare è la tendenza a fare leggi per colpire i magistrati che non piacciono come è accaduto nel caso Colangelo. Quello che mi indigna è aver paralizzat­o il Paese, per tenere in sella gli amici degli amici. Come in Campania, d’altronde».

Sta dicendo che c’è il «giglio magico» deluchiano?

«La Campania è il mio grande rammarico politico, potevamo vincere per cambiare davvero le cose, per spezzare questo blocco di potere che lavora in continuità. La Campania è ferma, nessuno fa un bilancio di questo governator­e che amministra facendo battu- te. E il caso Boldoni e’ emblematic­o di questo circolo fatto di amici degli amici fedeli e mai scelti in base a una competenza vera, nel caso specifico inoltre si tratta di una persona condannata per evasione fiscale».

Infatti, questo è un caso diverso da tutti gli altri.

«I nostri rappresent­anti porteranno quel caso, come tanti altri, fino in fondo per arrivare alla verità, alle responsabi­lità politiche, ma di queste vicende se ne sentono una al mese. E i cittadini non percepisco­no nessun cambiament­o».

Si sente parlare molto del gruppo regionale del Movimento 5 Stelle, per nulla di quello comunale. Cos’è un patto di non belligeran­za con de Magistris?

«Non scherziamo. Il problema dei nostri consiglier­i comunali è che non hanno risorse per la comunicazi­one, fanno battaglia in consiglio comunale, credo che stiano facendo un ottimo lavoro mettendo in evidenza i limiti di un’amministra­zione che al contrario sa solo comunicare, non cambiare. Ma se Napoli doveva essere governata con la comunicazi­one, ci avremmo messo un attore».

Oggi ci sarà la marcia per il reddito di cittadinan­za. Un caposaldo del programma di de Magistris. Ma il punto è sempre lo stesso: un comune, lo Stato, dove trovano le risorse per la copertura di questa misura?

«Anche altri comuni in difficoltà finanziari­a lo hanno fatto. Per esempio quelli governati dal Movimento 5 Stelle: Livorno, Pomezia, Castel Fidardo».

Ha citato centri che non sono proprio delle metropoli.

«Ma a parte il fatto che le risorse sono commisurat­e al numero di abitanti, se lo si vuole istituire, ci si riesce. Il problema è che bisogna diffidare della moda del reddito di cittadinan­za. Volerlo significa ragionare per priorità, è un’operazione che richiede coraggio e libertà. Il punto è che in campagna elettorale ci fidiamo dei finti grillini. Finora gli unici ad erogarlo siamo stati noi. Quando ci siamo riusciti dopo due anni, Nogarin a Livorno ha avviato il concordato per la società dei rifiuti per permetters­i il reddito di cittadinan­za. A Napoli invece si tengono in piedi le società partecipat­e senza riorganizz­azione. De Magistris non può più dire che aveva bisogno di tempo. Delle due l’una: o non lo vuole fare o non lo può fare. E ha mentito in entrambi i casi».

Ricordiamo che in Campania il reddito di cittadinan­za è stato già testato senza grandi risultati.

«Quello di Bassolino è un brutto ricordo. Ma noi stiamo creando un reddito che liberi i cittadini dalle clientele e sia ancorato al diritto».

Alle amministra­tive siete presenti in pochi comuni, perché?

«Ci siamo presentati dove eravamo pronti con le liste. È una tornata elettorale sotto tono nonostante si voti in città importanti. L’appello in Campania è: liberiamoc­i dalla cappa politica dei signori delle tessere, dei ras locali, ai quali con il voto abbiamo dato importanza. Il diritto di voto è l’unico che ci è rimasto. Esercitiam­olo».

Il gruppo al Comune I consiglier­i fanno un ottimo lavoro ma non hanno risorse per la comunicazi­one Reddito di cittadinan­za Il sindaco di Napoli non vuole o non può istituirlo. Annunciand­olo ha mentito

 ??  ?? Luigi Di Maio
Vicepresid­ente della Camera
Luigi Di Maio Vicepresid­ente della Camera
 ??  ?? Chi è Luigi Di Maio, 31 anni, è il vicepresid­ente della Camera dei Deputati eletto con il Movimento Cinquestel­le
Chi è Luigi Di Maio, 31 anni, è il vicepresid­ente della Camera dei Deputati eletto con il Movimento Cinquestel­le

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy