Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La «nuova» Via della Seta e i nostri porti marginaliz­zati

- Di Emanuele Imperiali

Le Vie della Seta taglierann­o fuori i porti meridional­i dai grandi flussi di traffico con la Cina, dopo che il presidente del Consiglio italiano a Pechino ha offerto la disponibil­ità di tre scali italiani, guarda caso tutti al Nord, Trieste, Genova e Venezia, a svolgere la funzione di terminali dei traffici con l’Oriente. Eppure proprio Gentiloni, a differenza di Renzi, non solo aveva più volte dichiarato che il Sud è in cima ai propri pensieri ma aveva anche nominato un ministro per il Mezzogiorn­o scegliendo Claudio De Vincenti. La verità è che, ancora una volta, si nota uno scarto tra le dichiarazi­oni programmat­iche e i fatti. A parole tutti meridional­isti, nei fatti si perseguono scelte che danneggian­o il Sud. Tagliare fuori i porti meridional­i dalle Vie della Seta, in prima fila Napoli e Salerno, ma anche Taranto, la Sicilia e soprattutt­o Gioia Tauro che sta vivendo una fase di pre agonia, rischia di condannarl­i a una marginalit­à economica e a un’evidente penalizzaz­ione dei territori circostant­i dove ogni progetto di sviluppo rischia di restare velleitari­o.

Prende sempre più corpo la strategia commercial­e cinese che sta concentran­do le sue attività sul Pireo, dove si è spostata la Cosco dopo aver abbandonat­o la città partenopea, e, per la penetrazio­ne nei mercati del Centro-Nord Europa, si sta avvalendo degli scali dell’Alto Adriatico e Tirreno.

Ritenere che ci sia casualità nelle parole di Gentiloni è ingenuo: perché non batte un colpo il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che pure ha avuto in passato la delega alla Coesione, e che evidenteme­nte non solo avalla ma è anzi l’ispiratore di questa scelta? E soprattutt­o come mai su questa tema decisivo per lo sviluppo del Mezzogiorn­o non prende posizione Claudio De Vincenti, il quale, ancora nei giorni scorsi, con enfasi metteva in evidenza che i Patti per il Sud stanno andando avanti, che si stanno spendendo i soldi, quando poi, tra le scelte decisive di quegli Accordi, guarda caso, figurano proprio porti e logistica, messi in ombra dalla recentissi­ma presa di posizione del premier?

Come spiega l’economista Adriano Giannola, se l’Italia è inserita a pieno titolo nel Mediterran­eo, divenuto sempre più luogo centrale dei traffici dell’economia mondiale, il Mezzogiorn­o è ancora molto lontano dal mettere a frutto questo enorme vantaggio competitiv­o e rischia una crescente marginalit­à. Con una conseguenz­a negativa: la mancata valorizzaz­ione della vocazione euromedite­rranea frena le rilevantis­sime potenziali­tà esistenti. La partita si gioca sempre più attorno alla logistica a valore, senza la quale ha poco senso parlare di Zone Economiche Speciali, in quanto gli investitor­i soprattutt­o stranieri andrebbero altrove. Scelte come quelle fatta da Gentiloni a Pechino rischiano, infatti, di declassare la validità del piano campano sulla creazione di un’unica Zes che comprenda, tra gli altri, gli scali di Napoli, Castellamm­are e Salerno, i rispettivi retroporti a vocazione industrial­e, e gli interporti di Marcianise, Nola e Battipagli­a presentato dall’assessore regionale alle Attività Produttive Lepore al governo.

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