Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Movida a Bagnoli
Poco dopo l’approvazione della delibera comunale (mai attuata) con cui il sindaco de Magistris sanciva la creazione di una spiaggia pubblica e gratuita sul litorale flegreo, su quello stesso litorale l’Autorità portuale (all’interno del cui comitato di gestione il Comune ha un peso notevole) rinnovava le concessioni a quegli stabilimenti balneari privati che da anni, non potendo svolgere la propria mission a causa dell’inquinamento di acqua e sabbia, si sono trasformati in macchine da guerra dell’intrattenimento notturno. Ora, lamentano i corogliesi, è giusto che la serenità delle nostre vite sia messa in discussione per tutelare i guadagni di altri che si trovano lì, in fondo, solo grazie di una palese «contraddizione normativa»?
Sul caso specifico, il Comune fa poco o nulla. Qualche riunione con i gestori delle discoteche, qualche piccola iniziativa-tampone nei momenti più caldi, ma nessun programma a lungo termine per rendere la vita meno difficile a chi quei luoghi li abita, sul modello di altri «night-district» (espressione già di per se inquietante): spiagge attrezzate, bagni pubblici, illuminazione e pulizia delle strade, parcheggi capienti aperti giorno e notte, trasporto pubblico notturno, raccolta differenziata efficiente.
Come spesso accade, la prassi dell’amministrazione va nella direzione opposta rispetto all’idea di città tanto sbandierata, evidenziando il declassamento di alcuni abitanti, i cui diritti vengono accantonati per tutelare quelli di altri (che, guarda caso, di solito sono ricchi e potenti). Basta ricordare la mega-sfilata di Dolce&Gabbana, quando interi quartieri furono recintati e dichiarati off-limits per due o tre giorni.
È lecito allora domandarsi se la rincorsa a un’immagine giovane e vincente della città valga la commercializzazione del suo spazio pubblico e il danneggiamento dei diritti dei suoi abitanti. E se il prezzo da pagare per lo sfruttamento del brand Napoli o per il presunto esodo dei turisti in zona ovest, grazie agli scenari offerti dalle «discoteche sul mare», sia il malessere dei cittadini che la città la abitano trecentosessantacinque giorni l’anno. A questo genere di domande, l’amministrazione «al fianco dei deboli, dei poveri e dei maltrattati», si rifiuta di rispondere, da sempre.