Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La Finanza sequestra due milioni di beni al patron di Julie Italia
Varriale e gli ultimi amministratori accusati di frode fiscale
Beni per oltre due milioni di euro riconducibili all’emittente televisiva Julie Italia sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza e dalla Digos. Il provvedimento è stato emesso dal gip Tommaso Miranda e riguarda i conti correnti della società e i beni mobili e immobili nella disponibilità degli indagati Lucio Varriale (considerato l’amministratore di fatto della Julie Italia), di Carolina Pisani (amministratrice fino al 15 gennaio 2013) e di Christos Ioannou (amministratore in carica). Il reato ipotizzato è frode fiscale. In particolare, secondo gli investigatori, dopo una verifica fiscale compiuta dal nucleo di polizia tributaria, coordinato dal colonnello Giovanni Salerno, è emerso che Julie Italia, in un periodo compreso tra il 2011 e il 2016, avrebbe utilizzato fatture per operazioni inesistenti derivanti da fittizie attività di compravendita immobiliare, maturando così un credito Iva inesistente utilizzato in seguito per compensare debiti di natura tributaria e previdenziale.
L’attenzione degli inquirenti si concentra su alcune fatture apparentemente emesse da tre società immobiliari, ma risultate in realtà «materialmente false». Due di queste società hanno disconosciuto le fatture, la terza sarebbe riconducibile alla sorella di Varriale.
Ieri mattina sono scattate le perquisizioni nelle abitazioni dei tre indagati e nella sede di Julie Italia Srl per acquisire elementi di prova anche per altri reati per i quali si procede, tra i quali la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche nell’ambito della legge 448/1998 per i bandi dal 2012 al 2014.
Il sequestro e le perquisizioni di ieri sono solo il primo esito di indagini assai più vaste, la cui complessità si comprende dalla delega assegnata a due organi di polizia giudiziaria (tributaria e Digos, con quest’ultima che ieri non ha avuto un ruolo particolare e dunque evidentemente sta trattando altri filoni di indagine) e a ben cinque sostituti coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli: Raffaello Falcone, Ur- bano Mozzillo, Raffaele Tufano, Francesco Raffaele e Stefano Capuano.
Un filone dell’inchiesta riguarda in particolare gli attacchi rivolti più volte e con violenza da Varriale all’ex presidente della Regione Stefano Caldoro due anni fa, alla vigilia delle elezioni regionali alle quali Caldoro (che è assistito dall’avvocato Alfonso Furgiuele) sfidava De Luca. Secondo l’ipotesi accusatoria, Varriale, indagato per estorsione a mezzo stampa, attaccava con lo scopo di ottenere fondi dalla Regione per il gruppo editoriale Julie Italia, da lui fondato. In particolare l’editore avrebbe detto al politico che, se i fondi non fossero arrivati, gli attacchi sarebbero proseguiti e sarebbero stati divulgati sondaggi (non si sa quanto attendibili) dai quali emergeva uno scarso appeal del candidato a un nuovo mandato di governatore. L’inchiesta era stata avviata in seguito alla presentazione di un esposto da parte di Gaetano Amatruda, ex portavoce di Caldoro che è assistito dall’avvocato Antonio Fasolino; un esposto depositato alla Procura di Salerno, che procedette all’iscrizione di Varriale nel registro degli indagati e inviò poi gli atti a Napoli per competenza territoriale.
In serata, intanto, alle redazioni è arrivato un comunicato della redazione e di tutti i lavoratori di Julie Italia, che esprimono «viva preoccupazione» per il sequestro. «Non è la prima volta — si legge — che la società viene colpita da simili provvedimenti. Era già accaduto nel gennaio 2015 quando, in seguito a successive verifiche, tanto il Tribunale del Riesame quanto la Cassazione accertarono la regolarità amministrativa, revocando i sequestri».