Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cnr, all’esame i documenti sequestrati
Si cercano riscontri alle accuse di peculato, sette le persone indagate
NAPOLI Comincerà nei prossimi giorni l’esame del materiale sequestrato giovedì scorso dal nucleo di polizia tributaria alle persone indagate nell’ambito dell’inchiesta sulle spese del Cnr. Delibere, bilanci mail e tutto l’altro materiale contenuto nei supporti informatici sarà vagliato dagli uomini del colonnello Giovanni Salerno, che riferiranno poi al pm Ida Frongillo e al procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. I reati ipotizzati dagli inquirenti sono associazione a delinquere e peculato. Dai documenti potrebbero arrivare le conferme all’ipotesi accusatoria: quella, cioè, che nell’Istituto ambiente marino costiero (Iamc) venivano spese illegalmente notevoli somme di denaro.
Ciò avveniva per esempio attraverso «l’anomalo affidamento di molteplici prestazioni di servizio a ditte ricorrenti»; attraverso «l’apparente duplicazione di prestazioni effettuate da tali ditte nell’anno 2014» e attraverso «l’esecuzione di prestazioni da parte di ditte per lavori non rientranti nell’oggetto sociale».
Proprio dai documenti sequestrati, invece, arriveranno gli elementi che scagioneranno Ennio Marsella, uno dei sette (e non otto, come erroneamente scritto ieri) indagati nell’ambito dell’inchiesta: ne è convinto l’avvocato Ugo Raja, difensore di Marsella, che è l’unico indagato napoletano. Secondo Raja, Marsella, che è un ricercatore,si è limitato a sollecitare l’acquisto di materiale che gli serviva per il suo lavoro.
L’inchiesta era stata avviata in seguito a una segnalazione dello stesso Cnr quando erano state scoperte irregolarità all’interno dell’Iamc il cui segretario amministrativo, Vittorio Gargiulo, è stato fermato nelle scorse settimane ( in precedenza era stato licenziato e aveva perso il ricorso contro il licenziamento). Gargiulo aveva usato più di un milione e 200.000 euro per scopi personali, tra cui l’acquisto di giochi gonfiabili per la società di animazione infantile che gestiva. Proprio la fattura per i gonfiabili, che risultava intestata al Cnr ma indicava come luogo di consegna l’indirizzo privato del funzionario, aveva destato i sospetti del Cnr, che doverosamente aveva informato la Procura.