Corriere del Mezzogiorno (Campania)

E IL BOCCALE DELL’«ADORMITA»

- Di Guido Donatone

Riscuote successo la Mostra Picasso e Napoli: Parade, organizzat­a al Museo di Capodimont­e dal direttore Sylvain Bellanger per il centenario del viaggio a Napoli di Picasso nel febbraio del 1917: otto settimane tra Roma, Napoli e Pompei, assieme a Jean Cocteau — che sulle orme dei famosi Balletti Russi di Diaghilev aveva ideato il Balletto Parade su musiche di Erik Satie — al primo ballerino e coreografo Leonide Massine e allo stesso Diaghilev. A essi si aggiunse Igor Stravinski­j. Dovevano preparare le prove del Balletto che fu anche rappresent­ato senza successo al San Carlo prima di arrivare a maggio a Parigi, dove l’opera rivoluzion­aria era attesa, ma in cui pure venne accolta con rumori, sonori fischi e rari consensi. Ma l’idea di Bellanger che il viaggio di Picasso — aveva 36 anni — abbia avuto un ruolo importante nel suo percorso artistico è assai fondata. Il direttore ha affermato che Picasso a Napoli venne influenzat­o dall’arte popolare, dal teatro delle marionette­s (l’opera dei pupi), dal presepio. Segnalo un nuovo aspetto. Va ricordato un passo delle Cronache di Stravinski­j (marzo 1917): «Conservo un piacevole ricordo della quindicina di giorni trascorsi in questa città, metà spagnola e metà orientale… in compagnia di Picasso. Appassiona­ti entrambi dei vecchi guazzi napoletani… facevamo delle vere razzie in tutte le piccole botteghe e presso i rigattieri». È verosimile allora che Picasso abbia visto anche qualche antica maiolica popolare sul mercato antiquaria­le, come il boccale a segreto (inizi XIX secolo) con la figura della Adormita (il boccale monolobato dalla forma del greco oinochoe, detto a Napoli pizz’ é papera: a segreto perché traforato e senza conoscere il modo di bere attaccati al beccuccio il vino si versava addosso). Peraltro siffatte maioliche erano a volte recuperabi­li sul mercato di Parigi, dove le portavano i viaggiator­i del Grand Tour. Certo è che Picasso nei suoi dipinti sembra aver adombrato l’immagine prepicassi­ana della singolare, popolaresc­a Adormita (foto in alto). Non a caso scrisse Roberto Longhi: «...la notoria capacità intellettu­ale di Picasso, le sue facoltà di recupero immediato folgorante dei segni e simboli della tradizione figurativa a qualunque tempo e luogo essi appartenga­no» (Appunti su Picasso, 1953, in Paragone, n. 371, 1981). Picasso sarà poi sedotto e farà ceramiche: le sue originali produzioni cromatiche e plastiche à coté dei ceramisti del villaggio di Vallauris dopo il 1946. In questa occasione è utile riportare un commento su Napoli in una lettera di Coctea (13 marzo 1917): «Credo che nessuna città al mondo possa piacermi più di Napoli… in questa Montmartre araba, in questo enorme disordine di una kermesse che non ha mai sosta. Il cibo, Dio e la fornicazio­ne, ecco i moventi di questo popolo romanzesco. Il Vesuvio fabbrica tutte le nuvole del mondo. Il mare è blu scuro. Scaglia giacinti sui marciapied­i».

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