Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Io, un provinciale allenato dai vuoti delle periferie
Non definitelo geniale: storcerebbe il naso piantato in una faccia larga e generosa, su quasi due metri di regista neanche quarantenne. Edoardo De Angelis è il primo ambasciatore del progetto Genialità Italiane sotto le stelle, voluto da Generali Italia e realizzato da Old Cinema, la piattaforma nazionale sulle sale perdute. E ieri sera al Parco del Poggio, intervistato da Enzo d’Errico, direttore del Corriere del Mezzogiorno (media partner dell’iniziativa) si è raccontato al pubblico della kermesse che prosegue stasera sempre all’arena di Capodimonte.
A sentirlo parlare dopo aver visto i suoi film, soprattutto il visionario Indivisibili che ha sbaragliato ai David di Donatello 2017 (17 nomination, 6 statuette) la sua estetica delle «periferie bucate» trova una radice biografica e per questo necessaria e anti-speculativa.
«Sono e rimango “uno di provincia”, un “bufalaro”. Sono cresciuto a Caserta, frazione Centurano, un posto che per quindici anni non ha avuto un cinema. Se volevamo vedere un film, dovevamo andare a Casagiove. Vivevo nella case popolari di fronte a certe cave per l’estrazione del calcestruzzo. Per anni ho guardato quel buco, quel vuoto. Posso dire che la mia estetica sia nata intorno a quel buco o per reazione a quell’incompiuto. Le cave della zona erano controllate dai casalesi. I progetti di sviluppo dell’area sono rimasti sospesi, come accade spesso nel Mezzogiorno. Il mio sguardo si è educato nell’indagare questi “non finiti”».
Genialità italiana invita i giovani a raccontare la propria in video da inviare su una piattaforma web ad hoc sul sito ufficiale www.genialitaitaliana.generali.it. Come inviterebbe i ragazzi campani a raccontarsi? «Diffido della parola genialità. Ai giovani direi così: prendete il vostro momento di maggiore difficoltà nella vita, quell’attimo in cui se vinci vivi e se perdi muori. Simbolicamente ovvio. È proprio quell’istante in cui si gioca la sopravvivenza a generare uno scarto creativo improvviso che è il vero “genio” dell’esistenza. Nel costruire i miei personaggi, li colgo ad un passo dalla morte. E questa sospensione appartiene a chiunque. Non conosco nessuno che non abbia vissuto situazioni limite. Per questo ognuno ha il genio dentro di sé. Dal canto mio, non aspiro affatto a essere “geniale”. I veri geni sono le persone normali capaci però di percepire o creare la bellezza come bene comune. Se avessi voce in capitolo suggerirei, ad esempio, un percorso formativo scolastico di “educazione alla bellezza”».
La stesura del prossimo film è a buon punto. «Sì, sto ultimando la scrittura. Girerò sempre a Castel Volturno e dintorni. Mentre Indivisibili era un film sulla separazione da una parte di se stessi, questo nuovo racconta la riconciliazione con una parte di sé».
Da Caserta si è trasferito a Roma e da questa a Napoli. Girerà anche in città? «Sì abito a via Tasso ma non sono ancora pronto per fare un film a Napoli, troppo densa e carica di rappresentazioni e autorappresentazioni. È il contraltare del vuoto delle province. Alla piattezza di Roma, urbe non più attraente, ho preferito il “pieno” di Napoli dove farò delle incursioni per poche riprese». In Magnifico Shock, il suo episodio di Vieni a vivere a Napoli ha come location il Centro direzionale. «Sì, è un avvicinamento con la città dalla parte meno piena, un microcosmo. Quasi una “non Napoli” misteriosa».