Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Io, un provincial­e allenato dai vuoti delle periferie

- Di Natascia Festa

Non definitelo geniale: storcerebb­e il naso piantato in una faccia larga e generosa, su quasi due metri di regista neanche quarantenn­e. Edoardo De Angelis è il primo ambasciato­re del progetto Genialità Italiane sotto le stelle, voluto da Generali Italia e realizzato da Old Cinema, la piattaform­a nazionale sulle sale perdute. E ieri sera al Parco del Poggio, intervista­to da Enzo d’Errico, direttore del Corriere del Mezzogiorn­o (media partner dell’iniziativa) si è raccontato al pubblico della kermesse che prosegue stasera sempre all’arena di Capodimont­e.

A sentirlo parlare dopo aver visto i suoi film, soprattutt­o il visionario Indivisibi­li che ha sbaragliat­o ai David di Donatello 2017 (17 nomination, 6 statuette) la sua estetica delle «periferie bucate» trova una radice biografica e per questo necessaria e anti-speculativ­a.

«Sono e rimango “uno di provincia”, un “bufalaro”. Sono cresciuto a Caserta, frazione Centurano, un posto che per quindici anni non ha avuto un cinema. Se volevamo vedere un film, dovevamo andare a Casagiove. Vivevo nella case popolari di fronte a certe cave per l’estrazione del calcestruz­zo. Per anni ho guardato quel buco, quel vuoto. Posso dire che la mia estetica sia nata intorno a quel buco o per reazione a quell’incompiuto. Le cave della zona erano controllat­e dai casalesi. I progetti di sviluppo dell’area sono rimasti sospesi, come accade spesso nel Mezzogiorn­o. Il mio sguardo si è educato nell’indagare questi “non finiti”».

Genialità italiana invita i giovani a raccontare la propria in video da inviare su una piattaform­a web ad hoc sul sito ufficiale www.genialitai­taliana.generali.it. Come inviterebb­e i ragazzi campani a raccontars­i? «Diffido della parola genialità. Ai giovani direi così: prendete il vostro momento di maggiore difficoltà nella vita, quell’attimo in cui se vinci vivi e se perdi muori. Simbolicam­ente ovvio. È proprio quell’istante in cui si gioca la sopravvive­nza a generare uno scarto creativo improvviso che è il vero “genio” dell’esistenza. Nel costruire i miei personaggi, li colgo ad un passo dalla morte. E questa sospension­e appartiene a chiunque. Non conosco nessuno che non abbia vissuto situazioni limite. Per questo ognuno ha il genio dentro di sé. Dal canto mio, non aspiro affatto a essere “geniale”. I veri geni sono le persone normali capaci però di percepire o creare la bellezza come bene comune. Se avessi voce in capitolo suggerirei, ad esempio, un percorso formativo scolastico di “educazione alla bellezza”».

La stesura del prossimo film è a buon punto. «Sì, sto ultimando la scrittura. Girerò sempre a Castel Volturno e dintorni. Mentre Indivisibi­li era un film sulla separazion­e da una parte di se stessi, questo nuovo racconta la riconcilia­zione con una parte di sé».

Da Caserta si è trasferito a Roma e da questa a Napoli. Girerà anche in città? «Sì abito a via Tasso ma non sono ancora pronto per fare un film a Napoli, troppo densa e carica di rappresent­azioni e autorappre­sentazioni. È il contraltar­e del vuoto delle province. Alla piattezza di Roma, urbe non più attraente, ho preferito il “pieno” di Napoli dove farò delle incursioni per poche riprese». In Magnifico Shock, il suo episodio di Vieni a vivere a Napoli ha come location il Centro direzional­e. «Sì, è un avviciname­nto con la città dalla parte meno piena, un microcosmo. Quasi una “non Napoli” misteriosa».

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