Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pappalardo: «Ero inviperito ma ora mi spiace per Paolo»

- Simona Brandolini

«Ho un curriculum di cinquanta pagine e non mi hanno chiamato neppure per l’orale». Umberto Pappalardo, docente al Suor Orsola, è tra i promotori del ricorso al Tar.

Ho un curriculum di 50 pagine e non mi hanno ammesso agli orali

NAPOLI Umberto Pappalardo insegna Archeologi­a classica, archeologi­a pompeiana e archeologi­a e storia dell’arte greca e romana al Suor Orsola Benincasa. «Professore a 27 anni e poi anche funzionari­o ministeria­le. Ho un curriculum di 50 pagine», precisa. E non lo fa per una forma di immodestia. Con quel curriculum non è riuscito neanche ad arrivare alla fase di colloquio. «Mi sono inviperito e ho fatto ricorso». Eh sì, è uno dei supertecni­ci che aveva partecipat­o al bando ministeria­le per direttori di musei e poi si è rivolto al Tar Lazio per «avere giustizia».

Professore, la bocciatura del Tar Lazio sta creando molte polemiche. Il ministro Dario Franceschi­ni ha detto: «Non ci sono parole». Perché ha fatto ricorso?

«Ho sessant’anni e una duplice carriera, universita­ria e ministeria­le. Ho un curriculum di 50 pagine e non sono neanche stato ammesso al colloquio. Ma Franceschi­ni che ha a fare l’ufficio legale?».

Cioé?

«Quando ho chiesto un parere ad alcuni grandi studi legali di Roma mi hanno detto: andava impugnato già il bando, figuriamoc­i la selezione. I rilievi del Tar sono giusti, in Italia non esiste ancora una legge che disciplini le assunzioni degli stranieri. Perché non mettersi in regola? L’ufficio legale del ministero non lo sapeva? Se non lo sapeva è grave. Ora non possono prendersel­a col Tar o con noi ricorrenti».

Il paradosso campano, però, è che il direttore dell’area archeologi­ca di Paestum, il tedesco Gabriel Zuchtriege­l è salvo per un errore di notifica nel provvedime­nto e Paolo Giulierini del Mann è fuori.

«Giulierini è fuori?».

Non lo sapeva?

«No e mi spiace tanto. Che fregatura, è il Paese delle tarantelle. È bravissimo, sta facendo benissimo al Museo Nazionale».

Scusi allora perché ha presentato ricorso?

«Io ce l’ho col ministero, mica con i colleghi. Non è una questione personale. Io sono stato anni al ministero e non si fanno i concorsi pubblici a porte chiuse o via Skype. Per non parlare dei punteggi: un range talmente ampio da essere assolutame­nte discrezion­ale».

Coincidenz­a ha voluto che nello stesso giorno della bocciatura del Tar Lazio, Claudia Ferrazzi, quarantenn­e bergamasca, è stata chiamata da Macron come responsabi­le della cultura francese. Non le sembra una beffa?

«Mi sembra una bellissima notizia. L’arte è di tutti, è giusto che ci sia interscamb­io. Ma, ripeto, in Italia manca la legge. Non è colpa mia ma di chi le dovrebbe fare».

È ancora arrabbiato?

«Lo sono stato, sa non arrivare neanche agli orali dopo una lunghissim­a carriera. Però che Giulierini sia saltato mi spiace davvero, perché sta salvando quel museo. In queste reti rappezzate i pesci buoni restano in trappola. E mi spiace tanto più perché ho fatto un ricorso sapendo che se l’avessi vinto poi comunque quel posto non sarebbe stato mio».

E ora che succede?

«Immagino che dovranno rifare il concorso. Che storia. Tra ricorsi e licenziame­nti tutti sono scontenti, tranne i colpevoli, la classe politica e ministeria­le».

Passerete per quelli che ostacolano il cambiament­o.

«L’Italia è immobile perché non si sanno fare le leggi. Questa è solo una pagina di una vicenda amara».

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Suor OrsolaBeni­ncasa Nella foto unaveduta dell’ateneo di corso VittorioEm­anuele dove insegnaUmb­erto Pappalardo

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